68 anni favoriva il “facchino di Dio”
Morire d’amore – Giulia Provinciali
“Se è per uscire di qui io voglio andare a
morire tra i poveri, all’Istituto di Borgonuovo. Là
ci sono tanti ragazzetti senza nessuno, abbandonati, raccolti dalla
Provvidenza. Voglio morire attorniato da quei figli, in una casa che vive e
pratica la povertà!”: è l’insistenza di chi lo ama, a spingere don Orione ad
una affermazione come questa, così coerente con la sua vita. “Avete tante case sulla riviera ligure: è
Non accetta
certo di buon grado quella trasferta: sente più di ogni altro che le forze lo stanno
abbandonando e per chi ha combattuto le più significative battaglie d’amore
della sua vita e del suo apostolato tra i poveri più poveri di tutto il mondo,
morire in un luogo che poco ha a che spartire con la miseria - e cosi
Sanremo appariva a don Orione -,
costituisce fonte di grande dolore, tanto che lui stesso andava
ripetendo: “Non è tra le palme che voglio vivere e morire, ma tra i poveri
che sono Gesù Cristo!”. Obbedisce al suo Superiore diretto, l’abate Emanuele Caronti, visitatore apostolico inviato dalla Santa Sede, in
quel periodo accanto a don Orione e alla Piccola Opera, per farle ottenere il
riconoscimento pontificio. E il 9 marzo parte per Sanremo, dopo aver lasciato
un’indimenticabile testamento spirituale ai suoi Figli: “Sono venuto a
salutarvi, perché, piacendo a Dio, domani mi assenterò per qualche tempo: per
poco o per molto o anche per sempre, come piacerà al Signore... La prima grande
Madre è Maria santissima! La seconda Madre è
Il 12 marzo del 1940, alle 22,45, dopo aver invocato per tre volte il nome di Gesù, muore.
Coerente in
vita e in morte: “morire in piedi!” era il suo desiderio. Così,
paradossalmente, in quello che è il suo ultimo giorno di vita, don Orione lascia
scritti e tracce indelebili del suo amore: ai suoi figli e alle sue figlie
scrive lettere di una carica paterna incommensurabile, con un incipit che è
coerenza: “Ave Maria e Avanti!”, perché la prima
grande Madre è Maria Santissima; telegrafa
persino a Pio XII, che il 12 marzo del 1939 era stato incoronato Papa, con
un’indimenticabile cerimonia in San Pietro, perché la seconda Madre è
Il giorno della morte di un santo non è l’ultima pagina del libro della sua vita, ma la prima, quella dalla quale si inizia a rileggere tutto, tutto il vissuto di uno “stratega della carità”: è un libro affascinante, un “vangelo vivente”. Sappiamo che, soprattutto in questa sede, “è impossibile sintetizzare in poche frasi la vita avventurosa e talvolta drammatica di colui che si definì umilmente, ma sagacemente “il facchino di Dio”. … Dalla sua vita, tanto intensa e dinamica, emergono il segreto e la genialità di don Orione: egli si è lasciato solo e sempre condurre dalla logica serrata dell’amore”: don Orione muore in piedi, e non è stanco d’amare. Muore d’amore, e muore nell’amore.