Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

 

N (13)

 

Nardi Igino

Nardotto Giovanni

Nart Genesio

Nascimbene Fra Igino

Natale Salvatore

Nava Giuseppe

Nebelski Bogumil Mieczyslan

Negri Lino

Netto Ferruccio

Nicco Luigi

Nicola Carlo

Nicola Lorenzo

Nunez Mestres Antonio

Sac. Carlo NICOLA

 

   da Cornale  (Pavia),   morto   ad   Alessandria il 18 dicembre 1951 a 41 anno di età, 26 di professione, 17 di sacerdozio. Riposa a Cornale (PV).

 

   DON CARLO NICOLA, dei figli della Divina Provvidenza. Nato a Cornale (Pavia) il 25 Agosto 1910, entrò   in.  Congregazione nel 1924, assieme al fratello Lorenzo. Erano orfani di mamma e Don Orione li accolse con premura tutta speciale: ne intuì le non comuni doti di mente, di cuore e li avviò agli studi circondandoli sempre di particolare affetto.

   Carlo, frequentate le scuole tecniche e il ginnasio a Tortona, fu inviato a Venezia per il liceo, presso i Padri Cavanis, ove conseguì a pieni voti il diploma di maturità classica. Passò a Vogherà nel Seminario S.Antonio, e poi anche a Montebello, come insegnante ed assistente dei probandi. Contemporaneamente frequentava all'Università di Pavia la facoltà di Matematica e Fisica. Si andava intanto preparando soprattutto per la Ordinazione Sacerdotale, che ricevette nel Febbraio 1934 da S. E. Mons. Grassi. Nel Novembre del 1935 conseguiva la laurea: 110 su 110 e la lode.

   Dal 1934 al 1940 al Collegio Dante Alighieri di Tortona e successivamente all'Istituto San Filippo Neri di Roma, come all'Istituto Filosofico di Bra, si prodigò per 1' insegnamento e per l'assistenza con dedizione pronta intelligente, operosissima, a qualsiasi iniziativa di bene e di carità.

   Nel triennio 1946 - 1949 aveva retto come Preside l'Istituto «Dante Alighieri» di Tortona. Da due anni Preside del Collegio di San Giorgio di Novi si donava senza sosta e senza misura per la formazione spirituale ed intellettuale dei suoi ragazzi.

   Animo generosissimo, straordinariamente sensibile al richiamo dei bisognosi, dei sofferenti, era subito accorso — appena giunsero le prime notizie della sciagura abbattutasi sul Polesine — nelle zone alluvionate, organizzando soccorsi, portando in salvo, con ripetuti viaggi da Copparo di Ferrara a Novi, piccoli sperduti e intere famiglie rimaste senza tetto. Tutti, con l'aiuto dei buoni, riuscì a soccorrere e sistemare convenientemente.

   Si apprestava a far ritorno ancora una volta nel ferrarese, quando, nel primo pomeriggio dell'11 dicembre, rimase vittima di gravissimo scontro automobilistico a pochi chilometri da Novi. Trasportato all'Ospedale di Alessandria, parve riprendersi, invece, per sopravvenute complicazioni interne, nella notte del 17 dicembre si sentì mancare: senza sgomentarsi, si andò predisponendo con la S. Comunione alla divina chiamata che salutò, in letizia, alle 8.20 del 18 Dicembre.

   Esposta nella camera ardente del Collegio S. Giorgio, la cara Salma ricevette l'omaggio commovente dei duecento e più convittori, degli alunni ed ex alunni, della intera cittadinanza scossa da un lutto che fu considerato comune. Testimonianza eloquente di cordoglio, furono i funerali celebrati a Novi il 20 Dicembre nella Chiesa Collegiata con l'intervento del Vescovo Ausiliare S. E. Mons. Angeleri, circondato da tutti i Canonici e Parroci della Città, da molti Superiori della Congregazione tra cui l'Assistente Generale agli Studi Don Piccardo e il Consigliere Generale Don De Paoli. Seguivano il feretro il Sindaco col gonfalone del Municipio, il Provveditore agli Studi, cospique Personalità, Presidi, Insegnanti, antichi alunni, rappresentanze, e una immensa folla di popolo. Alle esequie disse nobili parole 1'officiante, Direttore Provinciale Don Fiori, comunicando anche una preziosa lettera, dell'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Melchiori in elogio dell'Estinto, «caduto sulla strada della carità ».

   La salma proseguiva quindi per Tortona ed ebbe, sul mezzogiorno, un rinnovato tributo di onoranze da parte della città che Don Nicola considerava come sua: celebrate le esequie nella chiesa di S. Michele, gli ex alunni portarono a spalle la bara lungo tutta la via Emilia, sostando all'Istituto Dante dove un bimbo del Piccolo Cottolengo di Don Orione disse le sollecitudini dell'Estinto per i sofferenti.

   Preceduto  da lungo  corteo di macchine, il furgone funebre si avviava poi verso  Cornale.  Il Direttore   Provinciale Don Fiori pronunciò ancora affettuose parole nella parrocchiale prima delle esequie. La salma,  sempre portata a spalle  dai suoi giovani, veniva quindi tumulata nel Camposanto accanto alla tomba della mamma.

 

   Atti del Consiglio Generalizio, ottobre novembre dicembre 1951

 

 

UN ESEMPIO DA RICORDARSI SEMPRE

Infine vi richiamo e raccomando, a vent'anni dalla morte (18 dicembre 1951) il carissimo Don Carlo Nicola. Mi pare ieri quando lo incontravo al Dante e al San Giorgio — dove mi chiamava per le confessioni, per ritiri ai giovani — e avevo sempre occasione di edificarmi davanti al suo entusiasmo, alla ricchezza delle doti di cui il Signore lo aveva colmato, e spendeva generosissimamente.

Come non rievocare il suo amore veramente filiale per Don Orione, che richiamava con tanta efficacia ai suoi giovani, per Don Sterpi che visitava con frequenza al Paterno, specie nel periodo del­la sua infermità, con gesti di autentica tenerezza; la così appassio­nata e sofferta sua dedizione per i sofferenti, per i bisognosi, cui seppe dare anche la vita nelle tragiche alluvioni del 1951 quando, dopo aver organizzato soccorsi e ospitate nello stesso collegio in­tere famiglie rimaste senza casa, è caduto sulla breccia mentre accorreva ancora una volta verso il Polesine per portare soccorso e salvezza?

Era toccato a me, in quel triste dicembre, proprio mentre si ce­lebrava il trigesimo della morte di Don Sterpi, raccoglierne la ere­dità: ed è stato con grande beneficio della mia anima perchè — nel rimpianto profondo dei convittori (oltre 200!), delle famiglie, de­gli allievi, degli insegnanti — ho potuto comprendere ancor più quale perdita avevamo fatto. A vent'anni di distanza, l'ammirazione per l'esempio lasciatoci è viva come non mai e il ricordare — lo spero — può essere oltre che un dovere, salutare richiamo per noi tutti, carissimi confratelli, come per i giovani cui l'esempio di un sacerdote immolatosi nel servizio degli alluvionati ha certo qualcosa da dire, oggi e per sempre...

 

           Don G. Zambarbieri su: Atti e Comunicazioni…. ottobre dicembre 1971

 

 

 

  su "Amici di Don Orione", foglietto mensile del gruppo tortonese, novembre 1976

 

  su “Don Orione” febbraio 1982