Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

 

O (19)

 

1.      Ojan Mario

2.      Olivotto Giovanni

3.      Oltolina Ersilio

4.      Omenetto Silvio Giovanni

5.      Ondei Angelo Giuseppe

6.      Oneto Fortunato

7.      Ongari Stefano

8.      Onofri Enea

9.      Opessi Giuseppe

10.  Orione Luigi

11.  Orlandi Luigi

12.  Orsini Stefano

13.  Ortega Pino Vicente

14.  Orzi Nazareno

15.  Osmalek Jan

16.  Ossowicki Tadeusz J.

17.  Oteiza Teodoro

18.  Ottaggi Eugenio

19.  Ottavi Filippo

 

 

Chierico Eugenio Ottaggi

 

Da Pontecurone (AL), morto a Pontecurone (AL) il 6 giugno 1899, a 19 anni di età. “Fu il primo chierico dell’Opera della Divina Provvidenza” (Don Orione). Riposa nel cimitero di Tortona.

 

 

Da “Messaggi di Don Orione” n.140/1/2013, studi, di Maria Luisa Ricotti

 

     EUGENIO OTTAGGI, "GENI"

Un ritratto del primo Chierico della Piccola Opera della Divina Provvidenza, morto ancora giovane nel giugno 1899, quando la Congregazione stava muovendo i primi passi.

 

Maria Luisa Ricotti

 

 

  “Fu un angelo di chierico", disse di lui Don Orione in una lettera.

Si chiamava Eugenio Carlo Alberto Ottaggi, detto "Geni", ed era il 2° dei sei figli di Silvino e M. Luigia Bidone, tutti condan­nati, genitori compresi, ad una morte prematura per tubercolosi, tranne l'ultima figlia, Elena Ottaggi Barbieri.

La famiglia Ottaggi, già radicata a Pontecurone nel '700 e presen­te fino a metà del '900, evidenzia nel cognome il suo luogo d'origi­ne: Ottaggio è il nome ligure di Voltaggio, paese dell'Appennino ligu­re, in provincia di Alessandria.

    A Pontecurone gli Ottaggi erano proprietari, persone di cultura e di generoso impegno civile, perciò nel corso dell'800, per via matri­moniale, si imparentarono con quasi tutte le famiglie facoltose del paese: i Visconti, i Marinetti, i Gravanago, i Casirola, i Cattaneo, i Grossi. Gli Ottaggi erano molto religiosi e un fratello del nonno di Silvino fu quel Don Giacomo Maria Ottaggi (1769-1841), prevosto della chiesa di S. Giovanni Battista, che il 5 agosto 1836 lasciò 1.000 lire nuove di Piemonte all'Ospedale "Giacomo Bossi". Un cugino primo di Silvino, Lazaro Giulio Ottaggi, fu Presidente della SOAMS (Società Operaia e Agricola di Mutuo Soccorso) istituita nel 1855 e segretario della Confraternita di San Biagio. La generosità e la solida­rietà erano caratteristiche peculiari degli Ottaggi, che si trasmetteva­no con il loro DNA.

     Silvino e M. Luigia abitavano in via Maestra (cioè via Emilia) al n. 11 in una casa di proprietà, ma erano piuttosto poveri, perché Silvino, avendo perso i genitori in tenera età, non aveva ereditato, alla morte del nonno Giuseppe, tutto quello che gli sarebbe spettato. Nonostante ciò, Silvino e M. Luigia vissero insieme, modestamente, ma felicemente, per vent'anni. Erano molto devoti e l'ultima figlia Elena, unica sopravvissuta alla malattia, nel 1959 ricordava in un'in­tervista che i genitori leggevano le Prediche di Padre Agostino da Montefeltro.

     Così, nel 1890 Silvino e M. Luigia mandarono Geni, che aveva 11 anni, presso l'oratorio salesiano di Don Bosco a Valdocco (TO), dove aveva studiato l'amico fraterno Luigino Orione, di 7 anni maggiore. Don Orione, il quale sperava che Geni seguisse le sue orme, lo racco­mandò ad alcuni insegnanti di cui aveva grande stima (Don Bosco era morto da due anni) e lo incoraggiò costantemente durante i quat­tro anni di collegio, spingendolo a studiare anche d'estate (la chiama­va "la scuola di fuoco'), per recuperare un anno ed avere più tempo da dedicare alle anime.

     Fu allora che Luigino (Don Orione), Geni Ottaggi, Augusto Anselmi e Luigi Bassi detto "Vigi", cioè i ragazzi pontecuronesi che Orione con grande zelo aveva indirizzato "a studiare e santificarsi" presso l'Istituto di Don Bosco, inventarono il motto o, come diceva Orione, il 'grido di battaglia, la 'parola d'ordine': "Anime!Anime!", che siglò per mezzo secolo le lettere del Servo di Dio. Nel codice dei 'ragazzi' pontecuronesi, quel grido significava: lascia tutto e pensa solo alla salvezza delle anime!

     Quando Don Orione scriveva a Geni, lo chiamava "carissimo fra­tello", "mio caro fratellino", esortandolo al massimo impegno.

     Geni era un bravo e diligente scolaro, sempre molto volonteroso, ma, sapendo che la retta del collegio era troppo onerosa per i suoi genitori, più volte manifestò a Don Orione l'intenzione di lasciare la scuola.

     Fu il Servo di Dio a sollecitare a più riprese il Direttore e l'Economo a diminuire la retta per Ottaggi; poi, quando si accorse che la sua richiesta non veniva accolta, fu proprio lui, poverissimo, ad integrare la retta. Evidentemente aveva riconosciuto in Geni un seme di santità che andava assolutamente coltivato.

     Nel 1894, Don Orione aprì a Tortona il Collegio - Convitto - Seminario "Santa Chiara", fondato con quella tenacia, quell'ardore e quell'assoluta fede nell'aiuto miracoloso della Madonna e della Divina Provvidenza, che lo contraddistinsero per tutta la vita, tanto da passare qualche volta addirittura per 'fanatico' o 'matto': gli stu­denti pontecuronesi che avevano frequentato l'Istituto di Don Bosco, si iscrissero presso la nuova scuola di Don Orione.

     Mons. Igino Bandi, Vescovo di Tortona, mise ad Ottaggi Eugenio la veste da chierico il giorno stesso della prima messa di Don Orione, il 13 aprile 1895. Fu il "primo figlio" dell'Opera della Divina Provvidenza.

     Geni ottenne la licenza liceale nel 1898, premiato e promosso con lode. Aveva già perso il papà Silvino e il fratello Giuseppe ed aveva superato momenti difficilissimi, soprattutto per le fragili condizioni di salute, con straordinaria forza d'animo ed incredibile tenacia nel­l'impegno. Si lasciava plasmare dalla parola di Dio, che fluiva come un fiume in piena dalla bocca di Luigi Orione.

     Quando a settembre di quel 1898 Mons. Blandini, Vescovo di Noto (Siracusa) offrì a Don Orione la riorganizzazione e la direzione del Collegio-Convitto della sua città, questi partì immediatamente per la Sicilia. La sua febbrile attività per avviare a tempi di record la scuola, con tutti i documenti in regola, meravigliò ed entusiasmò a tal punto il Vescovo di Noto, che Orione ebbe carta bianca e finan­ziamenti adeguati. Allora il Servo di Dio scrisse al Vescovo di Tortona che gli servivano due maestri elementari e propose alcuni nomi di confratelli e chierici, fra cui quello di Eugenio Ottaggi, precisando che il Collegio era "magnifico, signorile, bellissimo... nel punto più bel­lo e centrale della città, il più arieggiato... Si vede il mare... è un'eterna primavera'.

     Pensava che la salute di Geni potesse giovarsi del clima saluberri­mo della Sicilia. Così Ottaggi arrivò a Noto nei primi giorni di otto­bre, per entrare come maestro nel nuovo Collegio S. Luigi dell'Opera della Divina Provvidenza. Ma già a due giorni dall'arrivo, anche in seguito alla traversata da Napoli al porto presso Noto, come scrisse Orione a Don Sterpi, che lo sostituiva al S.Chiara, Geni "vomitò due volte una gran quantità di sangue (preannuncio del mal sottile) ed ave­va la febbre".

     La sua salute preoccupa tutti. Don Orione non lo perde di vista e per implorare la guarigione di Ottaggi, col fratello di Don Sterpi, una notte compie un pellegrinaggio: pregando, i due raggiungono a pie­di l'eremo di San Corrado, a 4 Km. circa da Noto; Orione dice mes­sa all'alba, nella grotta del Santo, fa un voto e offre tutto quello che ha in tasca, compreso l'orologio che gli aveva dato Ignazio Goggi, ad un povero che incrociano per strada. Geni, però, non si riprende e Don Orione, che i Netini chiamano "il piccolo Messìa", il 20 ottobre parte per riaccompagnarlo a casa, portando con sé 11 chierici siculi, che frequenteranno il seminario a Tortona.

     Ormai la tisi di Ottaggi è manifesta, ma il giovane, intemerato, non rinuncia né al lavoro, né allo studio e si iscrive all'Università di Torino. Pochissimi sanno che il batterio della TBC è già stato isolato nel 1882 dal dott. Robert Koch (per questo otterrà il Nobel nel 1905), e che ci sono dei vaccini sperimentali, per contenere la tisi, una malattia endemica molto contagiosa, che sarà diffusissima fino alla seconda guerra mondiale.

     Il 6 giugno 1899 Don Orione, da Pontecurone manda un tele­gramma a Don Cristiani, direttore del Collegio a Noto: "Ottaggi moriva santamente stanotte. Pregate. Orione".

     Geni non aveva ancora vent'anni. Ma quel seme di "santità" che Don Orione aveva visto germogliare e crescere in Eugenio Ottaggi non si disperse con la morte del giovane e di tutti i suoi familiari.

     Quando la tubercolosi si portò via anche il fratello diciannovenne Giovanni nel 1901 e la mamma (M. Luigia Bidone) nel 1904, i tre figli rimasti in vita furono affidati alla tutela di Matilde Ottaggi, cugi­na di Silvino, e di suo marito Luigi Gravanago, persone agiate. Don Luigi Orione divenne consigliere dei ragazzi Ottaggi, per volontà, come disse, "dei loro pii genitori": studiarono tutti e, in particolare, Vincenzo fu un brillante alunno dell'Istituto orionino S. Chiara, fino a quando, vinto dal morbo di famiglia, morì nel 1906, a 21 anni. Don Orione scrisse di lui: "Vide nel morire la Santissima Vergine che veniva a prenderlo per portarselo in Paradiso; ed io ero presente". I fra­telli Ottaggi, predestinati, se ne andarono "sereni, nel sacrificio della loro giovinezza".

     Ma anche un altro ramo dell'albero della famiglia Ottaggi diede frutti straordinari! Fra i cugini di Geni, infatti, brillò una grande stel­la, quella di Laura Ottaggi, nata - guarda caso - in Sicilia, nel 1888, figlia del geom. regio Giuseppe Ottaggi, di Pontecurone, e di Genoveffa Fornaja, di Caltanissetta. La famiglia abitò sempre a Pontecurone (in via Emilia n. 27), dove Laura si sposò con un lonta­no cugino, Alessandro Fornaja, e generò Giuseppe, quel Dott. Giuseppe Fornaja (1918-2007), medico dentista, che tanti Pontecuronesi ricordano con affetto e che, in nome dei suoi genitori, fu munifico e benemerito non solo nei confronti di paese, donando al Comune di Pontecurone la casa Ottaggi ed altri beni, ma, insieme alla moglie, fece anche dono alla Piccola Opera della Divina Provvidenza di un terreno su cui, sempre a Pontecurone, fu costruita l'attuale Casa di riposo "San Luigi Orione". A Laura Ottaggi sono oggi intitolate la Scuola materna ed una via, ricavata dal cortile di casa Ottaggi. I busti in bronzo di Alessandro e Laura Ottaggi Fornaja, splendidi benefattori, sono posizionati nell'atrio della Casa di riposo di Pontecurone.