Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

 

O (19)

 

1.      Ojan Mario

2.      Olivotto Giovanni

3.      Oltolina Ersilio

4.      Omenetto Silvio Giovanni

5.      Ondei Angelo Giuseppe

6.      Oneto Fortunato

7.      Ongari Stefano

8.      Onofri Enea

9.      Opessi Giuseppe

10.  Orione Luigi

11.  Orlandi Luigi

12.  Orsini Stefano

13.  Ortega Pino Vicente

14.  Orzi Nazareno

15.  Osmalek Jan

16.  Ossowicki Tadeusz J.

17.  Oteiza Teodoro

18.  Ottaggi Eugenio

19.  Ottavi Filippo

 

 

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Sac. Filippo Ottavi

  da San Benedetto dei Marsi (L'Aquila), morto a Boston (U.S.A,) il 18 agosto 1977, a 73 anni di età, 55 di Professione e 47 di Sacerdozio. Riposa nel cimitero della Parrocchia Saint Joseph a Jasper (Indiana – USA)

 

    periodico "Don Orione" n. 2  - 15 gennaio 1978

 

    Nato a San Benedetto dei Marsi nel 1904, perdette i Genitori e le so­relle nel terremoto del 1915, restando egli pure ferito sotto le macerie, dalle quali fu estratto dopo ben 27 ore. Raccolto amorevolmente da Don Orione fu inviato con altri orfanelli nelle case della Piccola Opera in Roma. Qui la bontà naturale, l'accostamento a un ambiente tanto caritativo determi­narono in Lui la generosa scelta del servizio di Dio e dei Poveri, al seguito del nostro Fondatore. Alla scuola di Lui il suo carattere forte e delicato nel medesimo tempo, andò sempre più perfezionandosi nell'ascesa verso la perfezione religiosa. Soprattutto il giovane Ottavi si segnalò subito per uno spiccato spirito di osservanza e regolarità, caratteristica che lo accompagnò e contraddistinse poi per tutta la vita.

Emise la prima professione nel 1922 e fu ordinato sacerdote nel 1930. L'anno seguente emise anche la professione perpetua, fu inviato a Rodi per occuparsi degli orfani armeni vittime della persecuzione dei Turchi. Nel 1934 fu inviato da Don Orione negli Stati Uniti per collaborare con Don Alessandro Chwilowicz nella fondazione ed espansione della Congregazione anche nel Nord America. Ben accolto dal Vescovo di Evansville potè aprire in Jasper (Indiana) una casa per ricoverati anziani e degenti, nel 1935.

Direttore zelante ed amato di questa grande Istituzione, nel 1949 insie­me con Don Piccinini, giunto in USA come visitatore, potè accordarsi con il Card. Richard Cushing per una nuova più vasta opera assistenziale in Boston in favore soprattutto di oriundi italiani. Nel contempo si avviava accanto alla Home un piccolo aspirandato per vocazioni americane e si dava inizio al grande Santuario di Maria Regina dell'Universo su Bred Hill, non lungi dall'aeroporto.

Rimase fino alla morte, malgrado le non poche sofferenze fisiche sempre tenute nascoste, fedele nel suo servizio dei Poveri, dando continuo esempio di carità e di alto senso di vita religiosa. La devozione alla Vergine di cui tanto zelò il culto e al Papa furono sue costanti caratteristiche. Incapace di vivere per le cose del mondo che non prendeva in considerazione se non avevano riflesso per l'eternità, tutte le vivificava con la sua rettitudine mo­rale, piena di spirito religioso, ecclesiale, orionino.

Una persona religiosa che gli fu vicina per ben 22 anni ha potuto fra l'altro asserire: «Non l'ho mai visto trasgredire la Regola: Egli era la Re­gola vivente. Quello che più ammiravo in Lui era di non averlo mai sentito dire una parola contro la carità, nè parlare dei difetti altrui. Era un fac­chino del lavoro e mai si diceva stanco. Severissimo con se stesso, spesso si vide lavorare in piedi pur con febbre alta e influenza. Paziente, co­stante, sereno, rassegnato ai divini voleri, rifletteva nel suo volto l'unione di cui godeva con Nostro Signore; dal suo volto traspariva la pace propria dei Santi.

Mai si permise un divertimento e non lo si vide alla televisione che due sole volte: quando si raggiunse la luna e per i funerali del Presidente Kennedy. Amava ripetere predicando ritiri ai religiosi che « le nostre gior­nate debbon essere un cantico di lode al Signore, la nostra lingua e tutto nostro parlare deve esser un ringraziamento e una lode della grandezza e misericordia di Dio ».

Le sue ultime giornate terrene non furono che la conferma e il suggello di una vita tutta spesa per Dio e in Dio. Nel suo letto di dolore ripeteva di offrire la vita per il Papa e la Chiesa. Richiesto se preferisse guarire o andare in Paradiso rispondeva: « lascio scegliere a Gesù ».

Ricevuto il giorno 13 agosto l'olio degli infermi entrò quasi in continua preghiera, mentre il suo viso sempre più si illuminava quando accanto a Lui gli si parlava di Gesù o della Vergine. Dopo sofferenze divenute strazianti spirò serenamente la notte del giorno 18 e le sue ultime parole furono « Madonna mia aiutami! ».

Il suo esempio in Congregazione resta fra i più luminosi ed edificanti.

 

Atti e Comunicazioni della Curia Generalizia, luglio ottobre 1977