Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

 

T (39)

 

1.      Tacca Carlo

2.      Taggiasco Giuseppe (Fra Antonio)

3.      Tallone Stefano

4.      Tambornini Mario

5.      Tamellini Fermo Rustico

6.      Taramasso Polo

7.      Tascone Antonio

8.      Tassi Arminio Luigi

9.      Tassone Maurizio

10.  Taverna Ernesto

11.  Tedaldi Romeo

12.  Terenghi Damiano

13.  Terzi Ignazio

14.  Tessari Igino Angelo

15.  Testa Armando

16.  Tezze Teofilo

17.  Tiago Milton Zeferino

18.  Tiburzio Michele

19.  Tirello Giuseppe

20.  Tiveron Alvise

21.  Tomasella Renato

22.  Tombari Sergio

23.  Tonelli Giuseppe

24.  Tonini Quinto

25.  Tonoli Rocco

26.  Tonoli Stanislao Mario

27.  Torresan Innocente

28.  Torti Giovanni

29.  Torti Pietro Fra Giuseppe

30.  Tosetti Mario

31.  Tosik Enrico

32.  Toso Bernardino

33.  Toso Giovanni

34.  Tossutti Antonio (Fr. Placido)

35.  Tozzo Luigi

36.  Trevisan Giacomo

37.  Tricerri Antonio

38.  Troiani Domenico

39.  Troncon Giovanni

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Tezze Teofilo monumento collegino-granchi.jpgChierico TEZZE TEOFILO

 Da Montecchio Maggiore (Vicenza), morto a Colonnata (Firenze) il 8 febbraio 1944 con 23 bambini dell’Istituto, per bombardamento aereo, a 20 anni di età e 2 di Professione. Oggi i corpi delle vittime riposano in un monumento sacrario nel Cimitero maggiore di Sesto Fiorentino.

 

 8 febbraio 2012
Tragedia del ch. Tezze e dei 23 bambini di Colonnata (1944)
Anniversario della tragica morte del chierico Teofilo Tezze e dei 23 bambini del Collegino di Colonnata di Firenze, morti sotto il bombardamento dell'8 febbraio 1944.

Villa Gerini, messa a disposizione dalla contessa Maria Teresa Pacelli, cugina di Pio XII, ospitava un “Collegino” curato dai religiosi di Don Orione.
L’8 febbraio 1944, 23 bambini e il chierico Teofilo Tezze , di 21 anni, furono uccisi in via delle Porcellane, nella frazione di Colonnata, durante un bombardamento americano. Il chierico fu trovato riverso a terra, sopra uno dei ragazzi più piccoli che, in un ultimo gesto di generosità, protesse sotto il suo corpo. Il tragico fatto è passato alla storia come la “strage del Collegino”.

«Erano le 11 del mattino, il sole era caldo e il cielo terso – racconta Annamaria Bianchini che all’epoca aveva 8 anni -. Vidi passare i bimbi del Collegino in fila indiana, mano nella mano, e un po’ li invidiai perché a causa dell’influenza mi toccava stare in casa. Poi ad un certo punto sentimmo un rombo, erano gli aerei americani, e il fischio delle bombe prima di esplodere. Una densa nuvola di zolfo avvolse la zona. Mia madre mi buttò in terra facendomi scudo con il suo corpo. Mio padre invece corse verso i bambini per prestare aiuto. Poco dopo tornò a casa con il volto bianco, era sconvolto, purtroppo non se ne era salvato nessuno».

In dieci minuti i ragazzi del Collegino di San Pietro erano scomparsi tutti, sepolti tra le macerie. «Uno solo riuscì a scampare alla morte perché si era fermato ad allacciarsi le scarpe che gli aveva prestato mio fratello» – ricorda Domenico Bellò. «Oscar era l’ultimo di cinque figli, mia madre, vedova, decise di mandarlo al Collegino affinché avesse una vita migliore. La sua permanenza a villa Gerini durò appena una settimana».

Il chierico Teofilo Tezze, nato a Montecchio Maggiore, Vicenza il 22 ottobre 1923. Fece qualche anno di probandato e l’anno di noviziato, poi i tre anni degli studi filosofici. Era da pochi mesi a Colonnata per il tirocinio pratico.

DFP

COLONNATA, 8 febbraio 1944
Il collegino di Sesto Fiorentino e la strage dei 23 bambini con i chierico Tezze


Dal novembre 1943 a tutto il 1945 la presenza dei padri di Don Orione a Colonnata, frazione di Sesto Fiorentino (Firenze), si fa voce di un ministero esercitato fra la gente con coraggio, fede ed entusiasmo.

Durante gli anni della guerra, in particolar modo dopo l'8 settembre 1943 (1) , le alture alle spalle di Colonnata, fra le quali Monte Morello (2) si popolarono di fuggitivi. Erano presenti immigrati, sfollati e militari. Molte famiglie povere furono sistemate dal Comune di Colonnata in via dei Logi. I parrocchiani del paese ricordano mons. Alfredo Gori, l'anziano monsignore di Villa Gerini, che vi portava viveri e pacchi di vestiario.

Il passo di Colonnata, in questo momento storico, era di importanza strategica per Forno, paese limitrofo, testa di ponte per attaccare i tedeschi a Massa Carrara.

In questo contesto, la Marchesa Maria Teresa Pacelli vedova Gerini, mettendo a disposizione alcuni locali della propria villa, diede la disponibilità alla Congregazione di Don Orione (3) di aprirvi un rifugio per ragazzi poveri.

La villa, (4) dalla seconda metà dell'Ottocento di proprietà del marchese Carlo Gerini, circondata da un ampio parco (5) e da un lago artificiale nel mezzo del quale affiorano due isolotti, si prestava molto bene per accogliere i bambini.

Parroco a Colonnata, dal 1927, era don Ottavio Bertini (6)

Nel 1943 durante la guerra, nell'edificio di servizio dove si trovavano le ex scuderie e l'abitazione del giardiniere, dopo gli opportuni adattamenti richiesti allo scopo, la marchesa Gerini aprì le porte ai bambini; facendogli trovare lettini di legno tutti uguali, senza le reti, con i materassi di crine.

La Casa fu inaugurata con cerimonia semplice, il 21 novembre 1943 dall'Arcivescovo Elia Dalla Costa.

Qui vennero ospitati bambini provenienti da famiglie indigenti. L'ospitalità che la marchesa volle offrire, non fu solo materiale, per quanto di primaria importanza in quei tempi calamitosi. La cura nell'accogliere i bambini si estese al loro sostentamento ed insegnamento morale e religioso. A tale scopo la marchesa, fece venire appositamente i padri dell'Ordine di don Orione a Colonnata.

Don Ezio Giovannini, sacerdote orionino, che si trovava ad Ortonovo di La Spezia, fu raggiunto da un telegramma che lo convocava insieme ad uno dei superiori della congregazione, don Gaetano Piccinini (7), dalla marchesa Gerini.

A fine maggio del 1943 arrivò a Colonnata don Ezio, con il compito di seguire i lavori di sistemazione ed adattamento dei locali che dovevano a formare il Collegetto. Don Ezio romagnolo, portò nella vita di Colonnata e nei lavori della casa, tutta la sua espansività sostenuta da un gran cuore che sfociò in partite di pallone nel campo dell'Ave Maria.

I lavori si ultimarono a settembre. Per completare la piccola comunità orionina giunsero don Nazareno Malfatti ed chierico, Teofilo Tezze (8)tirocinante di venti anni. Con l'arrivo di una trentina di ragazzi dai 6 ai 12 anni, si aprì il Collegino. Tutti furono iscritti alla scuola di Quinto, anche Alduccio Coletti di cinque anni e mezzo, il più piccolo di una famiglia di profughi Tunisini ed il più piccolo del Collegino.

Nei suoi cinque mesi di attività, da settembre a febbraio, questo piccolo Collegio lascerà nel cuore di tutti il ricordo di come i padri di Don Orione accolsero i propri figli in difficoltà: aprendoli all'istruzione e assistendoli moralmente.

Al sostentamento dei ragazzi contribuivano la famiglia della marchesa Gerini e l'ingegnere Merlini, uno dei massimo esponenti dell'epoca alla Richard Ginori, amico e protettore del Collegino.

La giornata dei bambini era scandita con il ritmo di una grande e serena famiglia. La Messa nella cappella, la scuola comunale a Quinto, “ Andavano alle Comunali, che erano a cinque minuti di strada, dopo avere aggirato due volte il viottolo corrente fra quei tipici muriccioli che difendono le ville gentilizie dei colli fiorentini. E ve li accompagnava inappuntabilmente il chierico Teofilo Tezze, trentino, che aveva appena iniziato, come costumano i seminaristi di Don Orione dopo il liceo, il suo triennio di tirocinio. Era puntualissimo sia ad accompagnarli che a riprenderli, sempre ”. (9)

Il ricordo di un anziano, che allora frequentava la terza classe elementare alla scuola di Quinto, ci aiuta a rivivere quei giorni“ Mentre noi eravamo in classe a studiare, una cosa era certa e sicura: le sirene della Ginori, di Manzella e della Fabbrichina, quando suonavano l'allarme con i loro ripetuti sibili, segnalavano l'avvicinarsi degli aerei e il pericolo delle bombe. Anche la custode si precipitava in tutte le classi per avvisare le maestre. In fretta e furia si prendevano le cose e si correva sulla vicina Montagnola credendo di essere al sicuro all'aperto e sotto gli alberi ”.

La presenza a Colonnata dei padri di Don Orione, non fu circoscritta dalle mura del Collegino. Come racconta don Ezio “ Eravamo tornati da poco dagli esercizi spirituali, pochi giorni dopo l'8 settembre. La marchesa Gerini ci mandò a chiamare e ci disse che alla chiesina di Gualdo un soldato anziano, scappato dall'esercito,, stava male. Bisogna portargli i sacramenti. Così, io e don Remo, ci avviamo verso monte Morello con tutta la bardatura rituale che il trasporto del sacramento allora comportava. Alla bottega di Morello incontrammo gente: ci portarono a Gualdo. C'erano quattro o cinque persone. Furono i primi incontri.” (10)Don Piccinini: “ Dopo il crollo del 25 luglio e dell'8 settembre 1943, popolò di fuggitivi Monte Morello e le altre alture alle spalle di Colonnata. Tutta gente sul ciglio della disperazione, anime in pena e in rivolta, ma anime. Avendole così vicine, non se ne poterono disinteressare i religiosi di Don Orione dedicati agli orfani. Ed ecco che uno di quei preti di Don Orione, vi salì alcune feste: l'Immacolata, Natale, l'Epifania di quel '43-'44 e qualche altra volta a farvi un poco di bene ed anche a dare qualche soccorso. E siccome si arrampicava a Monte Morello da Colonnata, ecco che lo chiamarono il prete di Colonnata . E lo aspettavano e lo riconoscevano quando lo vedevano salire. (11)

Raccogliamo la testimonianza di Giuliano Maggiora, che rimase nascosto nel Collegino da fine novembre del '43 ai primi di gennaio del '44, “Il Collegino fungeva da punto di appoggio per i partigiani della Calvana, (12) rifornimento viveri, notiziari, materiali di propaganda… Ci arrivavano con tutti i mezzi. Vivevamo come fossimo istitutori dei ragazzi e facevamo di fatto vita con loro: un po' di scuola, qualche girata fuori, un po' di pallone. Ricordo bene anche il povero Tezze, semplice e bonario. Vivevamo alla giornata. “ Anche per questa settimana ce l'abbiamo fatta” , dicevano i padri facendo un po' di bilancio a fine settimana.

Seguiamo il racconto di don Ezio, “ Vivevamo di carità e fu la carità cristiana a muoverci, non senza una qualche incoscienza o ingenuità. Cercammo di renderci disponibili, come si poteva, verso tutti, al di sopra delle parti ”. (13)

Giungiamo così all'8 febbraio 1944, data impressa nella memoria di Colonnata.

Quel giorno arrivarono dalla Romagna dei carichi di patate, così due dei ragazzi più grandi andarono a Sesto con don Ezio, a fare un po' di provvista. Uno dei bambini più piccoli stava male, rimase quindi a casa insieme alle due suore addette al servizio, e al chierico Tezze. Tutti gli altri a scuola.

L'allarme aereo suonò prima delle undici. Tezze andò subito a prendere i ragazzi a scuola e si incamminò con loro per tornare a casa, lungo via delle Porcellane.

Una squadriglia di aerei volava a bassa quota.

I ragazzi ed il chierico erano giunti di fronte al grande cancello della fabbrica Richard Ginori. Non sappiamo e non possiamo stabilire come mai si diressero verso via delle Porcellane anziché in senso opposto o verso il rifugio della Manifattura. Alle 11.20 quando il gruppetto era prossimo al cancello della villa Gerini, furono sganciate alcune bombe che caddero tra il muro perimetrale della Vecchia Doccia ed il parco della villa Gerini. Era la strada percorsa dai ragazzi, 23 bambini ed il chierico morirono tutti insieme. Nel giorno di San Girolamo Emiliani Padre degli orfani.

Tutti tranne uno, Dino Banchelli, rimasto indietro quel tanto necessario a salvargli la vita, fermatosi per allacciarsi una scarpa (prestate dal fratello di un altro bambino Oscar Bellò, morto) e pensare che proprio le scarpe al Colleggetto non c'erano. I bambini portavano zoccoletti di legno fatti dal calzolaio sordomuto, padre di uno dei bambini che morirono nel bombardamento.

La meccanica della tragedia non è chiara, in un primo momento si disse che gli alleati avevano bombardato la manifattura di Doccia perché sede del comando nazista. Altri invece affermarono che quei velivoli si erano semplicemente alleggeriti del carico di bombe, senza uno scopo preciso. Resta il fatto, che l'impatto fu così violento, che resti di vestiti e brandelli di corpi furono ritrovati a duecento metri di distanza dal luogo della deflagrazione.

Don Ezio Giovannini con i due ragazzi più grandi, tornando da Sesto, al suono delle sirene si fermò in un rifugio in Piazza Rapisardi; qualcuno lo avvertì che era successo ai ragazzi, e lui corse subito. Una densa nuvola di zolfo avvolgeva la zona: Tezze con una mano stringeva la manina di Alduccio, il più piccino, e con l'altra stringeva il suo Rosario, un altro bimbo gli era avvinghiato addosso. Una suora, era rannicchiata sotto un albero come inebetita, un altro ragazzo terrorizzato. Dei ventitre ragazzi che erano con Tezze solo Marcello Ragioneri e Luciano Toccafondi erano ancora vivi, Ragionieri aveva una scheggia nell'intestino e morì poco dopo di peritonite. Toccafondi con il corpo semiaperto dalle schegge, fece in tempo a dire a don Ezio: “Padre ho sete” e morì tra le sue braccia.

I primi ad accorrere furono i pompieri della Richard Ginori. Il comando tedesco chiuse la strada bloccandone praticamente l'accesso e per quattro giorni i pompieri perlustrarono dappertutto alla ricerca dei bambini. E proprio il quarto giorno uno dei piccoli, Oscar Bellò, fu riconosciuto dal fratello maggiore; la sua permanenza a Villa Gerini durò appena una settimana. Tre dei piccoli scomparvero nel nulla, di loro non fu trovato niente. Il corpo di Tezze apparve come sezionato. Il dolore e la disperazione degli accorsi, prima fra tutti le madri dei bambini, non si può descrivere talmente fu devastante.

Il funerale delle 24 vittime si svolse il 13 febbraio nella chiesa di San Romolo a Colonnata. E proprio il giorno del funerale, dal sanatario di Venezia, dove era ricoverata, arrivò senza esser stata preavvertita la madre di due bambini, che proprio in quei giorni aveva ottenuto il trasferimento a Careggi per stare vicina ai figli piccoli.

Il giorno dopo nella chiesa di Colonnata ventitré bare completamente ricoperte di fiori si stringevano attorno alla bara del chierico Tezze. Furono poi portate al cimitero maggiore di Quinto dove furono tumulate.

Il Collegino con la morte dei suoi ragazzi, chiuse. Anche se in un primo momento la congregazione di Don Orione pensò di continuare l'opera tant'è vero che, passato il fronte, venne un altro confratello in aiuto a don Ezio, don Antonio Mendicino. I padri operavano in parrocchia particolarmente con i ragazzi, nacquero gli scouts e il teatro. Continuò il rapporto con gli operai di Doccia con i quali dopo la fine della guerra, condivisero anche l'operazione di sminamento. Poi nel 1945 don Ezio partì, la sua famiglia a Castel Del Rio aveva bisogno di lui. Rimase don Mendicino ancora per pochi mesi, ma l'esperienza del Collegino si concluse lì, ad appena pochi mesi dal suo inizio.

Oggi i corpi delle vittime riposano in un monumento sacrario nel Cimitero maggiore di Sesto Fiorentino, realizzato dalla scultore sestese Delio Granchi nel 1954 e ristrutturato dall'artista trenta anni dopo. Mentre in via delle Porcellane, sul muro di cinta della Villa Gerini, proprio di fronte al cancello che porta alla Manifattura, un piccolo tabernacolo ricorda ai passanti il luogo di questo grande sacrificio.

N O T E ------------------------------

1. 8 settembre 1943, data dell'annuncio dell'armistizio con gli Alleati e della fine dell'alleanza militare con la Germania, ma anche la data della dissoluzione dell'esercito italiano. Il dramma si trasforma nel giro di poche ore in tragedia per centinaia di migliaia di soldati abbandonati a se stessi.

2. Il 15 settembre 1943 un gruppo di partigiani guidato da Lanciotto Ballerini e Ferdinando Puzzoli parte per Monte Morello, forse il primo gruppo di partigiani dell'intera Toscana che in maniera organizzata si sposta sui monti. Gli ultimi giorni del 1943 Lanciotto si sposta con la sua banda da Monte Morello verso i monti del pistoiese, ma sulla Calvana il 3 gennaio 1944 cade nella battaglia di Valibona.

3. La congregazione di Don Orione, a quei tempi non aveva case a Firenze.

4. I Gerini ebbero la villa in eredità, dal cugino conte Ferdinando Malevolti Del Bonino, nel 1860. I Gerini ampliarono il parco, e arricchirono il giardino di laghetti e piante. La villa è ricordata anche per aver ospitato il cardinale Eugenio Maria Pacelli il 5 gennaio 1938. L'indomani celebrò, nel Battistero di Firenze, il matrimonio di Giannandrea Gerini ed Elisabetta Dufour Berthe. Tra gli arredi della chiesa c'è una pianeta bianca con lo stemma Pacelli, inviata da Pio XII nell'anno successivo, al momento dell'elezione al Pontificato.

5. Il parco ispirò Collodi (Carlo Lorenzini) per l'ambientazione del suo Pinocchio. Si trova ancora l'albero del Campo dei Miracoli, mentre la grotta nel laghetto è sicuramente la bocca della balena che inghiottì Geppetto e Pinocchio.

6. Don Ottavio Bertini, (1876-1954) nato a San Mauro a Signa, era molto legato alla tradizione della sua terra. Fu sempre benevolo con i padri di Don Orione, come nella famosa notte tra il 2 e il 3 gennaio 1944, quando una trentina di repubblichini, un ufficiale e un maresciallo spararono raffiche di mitra investendo la porta della canonica e prelevarono l'anziano parroco per trattenerlo tre notti alle Muratte, per poi accorgersi che il ricercato non era lui, ma don Reno

7. Don Piccinini inaugurerà poi, il 1° novembre del 1954 il monumento ai bambini del Collegino, opera dello scultore Delio Granchi.

8. Teofilo Tezze, nato a Montecchio Maggiore, Vicenza il 22 ottobre 1923. Fece qualche anno di probandato e l'anno di noviziato, poi tre anni con i voti religiosi durante gli studi filosofici, che aveva terminato da pochi mesi per iniziare il tirocinio pratico. Per lui cominciava un tirocinio di assistenza caritativa e pedagogia formativa, secondo il metodo cristiano paterno di Don Orione e nel suo spirito.

9. Don Gaetano Piccinini scrisse sugli orfanelli di Colonnata “ Sorrise e pianse con noi ”, dedicato al Cardinale Arcivescovo Dalla Costa addormentatosi in Dio all'albeggiare del Natale 1961

10. A cura di Vinicio Tarli, In memoria delle giovani vittime del Collegino , 8 febbraio 1944 - 8 febbraio 1998. Comune di Sesto Fiorentino.

11. Don Gaetano Piccinini “ Sorrise e pianse con noi

12. La divisione alla quale apparteneva Lanciotto Ballerini.

13. Vinicio Tarli, In memoria delle giovani vittime del Collegino