Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

 

L (31)

 

La Monica Nunzio

Lanza Antonio

Laurendi Giuseppe

Lazzarin Belisario

Lazzarin Luigi

Lelli Cesare

Lemos Goncalves Antonio

Leoni Lorenzo

Lewandowski Antoni

Liberalon Erminio

Lignini Luigi

Limonta Ettore

Lingua Giovanni

Lion Raffaele

Lisi Giuseppe

Llosa Leonardo Roberto

Lobos Marcelo Rafael

Longoni Paolo

Lopez Rodolfo Conrado

Lorenzetti Giovanni

Lorenzi Luigi

Lo Torto Mario

Lovandina Riccardo

Lovas Amerigo Fra Paolo

Lovo Tarcisio

Lucarini Giovanni Battista

Luccherini Mario

Lucian Francesco

Luggi Narciso

Lukasiewicz Francesco

Lunardi Leonio

Sac. Paolo Longoni

Da Giussano (Monza - Brianza) nato il 3 maggio 1966 è morto a Seregno (Monza - Brianza) il 14 febbraio 2011 a 44 anni di età, 22 di Professione religiosa e 16 di Sacerdozio. Riposa nel Cimitero di Verano Brianza (Monza Brianza)

Appena tornato dalla Polonia, mi è stata data la notizia che questo pomeriggio, alle 13.30, è morto in nostro confratello Don Paolo Longoni. L'avevo sentito al telefono una decina di giorni fa, sofferente ma sereno, come al solito, nel prendere quello che il Signore gli mandava.

Forse fui il primo ad avere un contatto "vocazionale" con lui, accompagnato dal papà, nel 1984, nel giorno della festa della Madonna della Guardia. Io ero con i chierici a Tortona e si rivolsero a me. Veniva da un esperienza in seminario di Milano e il Rettore stesso, Mons. Giudici (ora vescovo di Pavia), l'aveva indirizzato a una congregazione religiosa.

La sua vita è storia recente che molti ricordano.

Due anni al pre-noviziato di Villa Borgia, frequentando filosofia all'Antonianum (1985-1987); il noviziato (1987-1988); i due anni di tirocinio, uno a Buccinigo e uno ad Alessandria; la teologia al Teologico di Roma e sacerdote il 10.9.1994.

I primi anni di apostolato li ha vissuti a Voghera, nella parrocchia e nel centro giovanile. Nel 2002 passò agli "Artigianelli" di Venezia e nel 2008 alla nostra parrocchia di Alessandria. Qui apparvero gli allarmanti segnali del suo male. Iniziò il calvario delle cure che, per qualche tempo, sembravano assicurare una certa ripresa. Ultimamente, si trovava presso la comunità del Piccolo Cottolengo di Seregno amorevolmente assistito da confratelli e dal personale di servizio.

Quanti ricordi abbiamo di lui! Io lo ricordo come uomo semplice, sereno anche nelle vicende tristi e tra le difficoltà, figlio di famiglia sempre fiducioso nei superiori e fraterno con i confratelli.

            La morte di un confratello così giovane ci mette di fronte alla constatazione della gratuità della vita e dell'importanza di bene spenderla per fare il bene "fin che c'è luce", affidati al "Signore che sa che ci siamo", con la consapevolezza che "nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore" (Rm 4,8). 

Don Flavio Peloso

Nell'ultimo periodo don Paolo ha vissuto l'esperienza del mistero pasquale in pienezza.

E' passato attraverso la sofferenza, la paura fino all'abbandono totale.

La nostra Comunità, la sua Comunità parrocchiale lo ha accompagnato in quest'ultimo anno di vicende di salute alterne con tanto affetto e fede. Ma il miracolo non è avvenuto.

Questa sera al Rosario la chiesa parrocchiale era stracolma di gente.

Il suo modo di fare colpiva fino al profondo del cuore.

Posso dire che don Paolo era un confratello vero, sincero. Amava la Congregazione e la gente della parrocchia. Non ha mai trattato male nessuno, ha sempre avuto pazienza con tutti. Cercava sempre il positivo in tutto e, una volta malato, cercava di non far preoccupare la gente.

Allego, sempre che interessi, una riflessione apparsa sul sito della parrocchia:

E' sbocciato un fiore .

Don Enrico Bisio

 

E' SBOCCIATO UN FIORE

Da qualche giorno, sulle scale che salgono al primo piano della canonica, mi sono accorto che una pianta, non chiedetemi  il nome perché non lo so, stava per fiorire.

In contemporanea il nostro caro Don Paolo stava terminando la sua esperienza terrena.

Potrebbero sembrare due cose che non hanno nessun legame tra di loro, ma credo che la vita di un fiore che nasce possa farci capire il senso di questo dolore e di questa morte.

La fede ce lo dice, la morte non è l'ultima parola, non è il punto messo alla fine di una vita. Come questo fiore anche Don Paolo è "sbocciato" in Cielo.

Noi rimaniamo nel dolore, tante domande si affollano nella nostra mente, non capiamo il senso di quanto successo, ma questo fiore ci ricorda che il Signore è risorto e noi siamo destinati a risorgere con Lui. Se il seme non muore il fiore non nasce; ciò che per il seme è una tragedia, una disgrazia, per il fiore è l'inizio. Non potremo godere della bellezza del fiore se prima un seme non fosse morto. Questa morte ci ricorda che ora Don Paolo ha aperto i suoi petali alla luce di Dio.

Don Paolo non ci ha lasciato, non vive solo nei nostri ricordi, ma vive in Dio e questo fa sì che resti ancora in mezzo a noi anche se in un modo nuovo, diverso, ma reale e pieno. Una Santa, non ricordo il nome, perdonatemi, diceva che, qui sulla terra, ci si aiuta con una mano sola perché l'altra è impegnata nella salita verso Dio, ma quando si raggiunge il Paradiso le mani sono libere e si possono aiutare le persone con più efficacia.  Il nostro Don Paolo ha le mani libere e ora potrà fare del bene con più efficacia.

Caro Don Paolo la nostra parrocchia è stata la tua ultima destinazione prima dell'incontro con il Padre. Sappiamo che dal Cielo ci guarderai con affetto e proteggerai la nostra, la tua comunità parrocchiale della Madonna del Buon Consiglio. Ora che suonerai non più una chitarra, ma le arpe celestiali accompagna la nostra esistenza perchè la musica di Dio non si spenga mai dal nostro cuore.

Grazie di aver condiviso con tutti noi un pezzo della tua preziosa vita

 

 

 

Da Atti e Comunicazioni della Curia Generale n. 234 Gennaio Aprile 2011:

 sac. paolo LONGONI

Piamente deceduto il 14 febbraio 2011 al Piccolo Cottolengo Don Orio­ne di Seregno (Manza Brianza), a 44 anni d'età, 22 di Professione reli­giosa e 16 di sacerdozio.

      Figlio secondogenito di Attilio e di Preda Agnese, Paolo nacque il 3 mag­gio 1966 a Giussano (Monza Brianza). Nell'ambiente religioso della famiglia e della parrocchia completò le scuole elementari e medie che lo guidarono all'entrata nel seminario minore diocesano di Venegono, uscendone più tardi per continuare gli studi dopo aver subito un grave incidente stradale che su­però senza gravi conseguenze.

In ricerca della sua strada vocazionale, il 29 agosto 1984, durante la fe­sta mariana a Tortona in compagnia di suo padre, si rivolse all'attuale Su­periore generale Don Peloso per informarsi sulla congregazione e sulle sue opere, che lo portarono nell'ottobre 1985 al prenoviziato di Velletri Villa Bor-gia ove completò il biennio filosofico presso 1'"Antonianum" di Roma, per poi passare a Colle Giorgi per il noviziato sotto la guida di Don Giuseppe Rigo.

Dopo la prima Professione (8 settembre 1988) nel santuario Madonna della Guardia a Tortona, espletò il tirocinio (1988-90), assistente dei giova­ni a Buccinigo d'Erba (Como) ed Alessandria, completò il quadriennio for­mativo all'Istituto Teologico Don Orione di Roma, professando in perpetuo il 1° maggio 1993 e, ricevuto il Diaconato a Roma (5 marzo 1994), fu ordi­nato sacerdote nel santuario Madonna della Guardia il 10 settembre 1994, e celebrò il 18 successivo, la sua prima Messa nella parrocchia nativa dei San­ti Nazario e Gelso a Verano Brianza.

Visse i primi otto anni (1994-2002) di apostolato come consigliere e vi­cario parrocchiale nella parrocchia San Pietro e nel centro giovanile di Vo­gherà (Pavia). Collaborò poi come vicario ed economo agli "Artigianelli" di Venezia e dal 2008 era nella parrocchia "Madonna del Buon Consiglio" di Alessandria, ovunque facendosi benvolere per le sue doti e disponibilità umane, sacerdotali. Qui apparvero i segnali allarmanti del suo male e iniziò il calvario delle cure, con alti e bassi, "passando attraverso la sofferenza, la paura, fino all'abbandono totale, vivendo in pienezza l'esperienza del mi­stero pasquale", la comunità parrocchiale lo ha accompagnato in quest'ul­timo anno.

Ultimamente si trovava presso la comunità di Seregno (Monza Brianza), amorevolmente assistito dai confratelli e dal personale di servizio e dai fa-migliari; sofferente, ma sereno nel prendere e accettare quello che il Signo­re gli mandava. È ricordato come uomo e sacerdote, convinto, buono e sin­cero. Amava la Congregazione e la gente, cercando sempre il positivo in tut­to e in tutti.

         Le esequie si sono svolte nella chiesa parrocchiale di Verano Brianza, il 16 febbraio, con successiva tumulazione nel locale camposanto, accanto al papà Attilio, morto nel 2005.