|   29 APRILE 1945, A MILANO, PIAZZALE LORETO, IL GESTO DI UMANITA' DI UN PRETE ORIONINO
 Don Ignazio Cavarretta ricorda Don Giuseppe Pollarolo
 A
      Piazzale Loreto, il 29 aprile 1945, durante lo scempio fatto sui corpi di
      Mussolini e degli altri gerarchi fascisti uccisi, si fece avanti un
      sacerdote, cappellano dei partigiani piemontesi, e con un gesto di pietà
      coprì il corpo di Claretta Setacci con il suo soprabito. Era Don Giuseppe
      Pollarolo (1907-1987), (1) un prete nato per stare sulla frontiera, un
      cappellano dei partigiani che ha segnato la storia di Torino durante la
      guerra (1940-1945) e nei decenni successivi. Il sacerdote apparteneva
      alla congregazione di Don Orione e dal Fondatore (sarà proclamato Santo
      il 16 maggio prossimo) aveva attinto la lucidità e l'intraprendenza
      coraggiosa di fronte ai problemi e alle urgenze del bene.  Fu
      pioniere della pastorale operaia alla Fiat e nelle fabbriche di Torino,
      fu con i partigiani sui monti della resistenza “ con il breviario alla
      cintola e mai con il fucile ”; fu anche incarcerato a Torino, in Via
      Asti, e liberato audacemente dai compagni. I suoi filmati sulla vita
      partigiana (aveva una piccola Pathé Baby ) sono entrati nelle cineteche
      storiche. Per le migliaia di operai che accorrevano negli anni 50 e 60
      alla Fiat di Torino aperse “Case del lavoratore” e inventò l'Università
      popolare. Fu protagonista nella strada ancor prima che dal pulpito, anche
      se lì ci sapeva fare e ottimamente. Fu sempre e integralmente sacerdote,
      impegnato sulla frontiera di Dio e della gente bisognosa. A Torino, nel
      1999, le autorità ecclesiastiche gli hanno tributato la sepoltura
      privilegiata nella chiesa della S. Famiglia e il Comune, l'anno
      successivo, gli ha dedicato una piazza. Una sua biografia è stata scritta
      dallo storico Giuseppe Tuninetti ( Giuseppe Pollarolo, un prete di
      frontiera , Ed. Rubbettino).  Riportiamo il ricordo dei fatti di Piazzale Loreto di Don
      Ignazio Cavarretta.(2)  Ricordo
      bene quel 29 aprile 1945, a Piazzale Loreto, a Milano , quando
      sono stati esposti i corpi di Benito Mussolini e della Claretta
      Petacci . Era poco prima delle 10 del mattino. Era una domenica e
      arrivavo alla stazione delle Ferrovie Varesine di Porta Nuova,
      proveniente da Cassano Magnano (Varese) dove mi ero recato alla casa
      delle nostre Suore orionine a confessare i bambini delle elementari e a
      celebrare la Santa Messa. In Via Galilei, i partigiani convogliavano
      tutti ad andar là, a Piazzale Loreto. C'era una unica strada rimasta
      percorribile; era tutto bloccato, e volevano che tutti andassero là, a
      Piazzale Loreto. In poco tempo quella piazza si è riempita. Ancora adesso
      c'è un benzinaio, lì vicino, dove hanno esposto i corpi uccisi di
      Mussolini e di altri capi fascisti. Era una cosa molto impressionante.
      Io, piano piano, giunsi vicino ai corpi. Ero
      vestito da prete.  Don
      Giuseppe Pollarolo , cappellano dei partigiani che portava alla
      cintola il breviario e non la pistola, è arrivato lì con una colonna di
      partigiani su dei carri armati e jeep che lasciarono a poca distanza.
      Erano scesi dalle montagne; venivano dai monti dell'Oltrepò Pavese.
      Quella manifestazione a Piazzale Loreto era stata preparata e molti
      partigiani arrivavano dalle montagne. Don Pollarolo mi aveva telefonato
      il giorno precedente dandomi appuntamento.  Quando
      giunsi io, c'era già molta folla attorno ai corpi di Mussolini e degli
      altri compagni fascisti uccisi. Fin dalle prime ore del mattino, persone
      esaltate e gente contagiata dall'euforia per la fine della guerra e del
      regime fascista, avevano sfogato su quei poveri corpi la propria rabbia
      con ogni sorta di insulti e oscenità.  Don
      Pollarolo è arrivato verso le 11, quando c'era già molta folla e la
      Claretta Petacci era stata completamente denudata. Venne avanti e quando
      ha visto lo scempio di questa ragazza nuda, cominciò a dire: “Largo,
      largo, lasciatemi passare. Questo scempio non si deve vedere”. Tutti
      lo lasciarono passare. Don Pollarolo era conosciuto. Poi, davanti alla
      folla sorpresa e per un attimo ammutolita, si è tolto di dosso una specie
      di spolverino ed ha coperto la Petacci. Ricordo molto bene: lui era
      vestito da prete, non aveva l'abito militare da partigiano o altro. Aveva
      una specie di spolverino nero, abbottonato davanti. Se lo tolse davanti a
      tutti e fu con quello che ricoprì alla meglio il corpo della Petacci.
      Tutti lo rispettarono.  Don
      Pollarolo si trattenne nelle vicinanze ancora un bel po' di tempo, perché
      conosceva molti partigiani e parlava un po' con tutti. Io rimasi lì
      finché lui venne via e andammo entrambi al Piccolo Cottolengo.  Sono
      scene che non dimenticherò mai più. Mussolini era vestito; aveva una
      divisa scura. Di quei cadaveri esposti ne conoscevo due o tre che avevo
      visto in fotografia. Alcuni erano appesi con la testa all'ingiù. Ho
      riconosciuto Mussolini e accanto la Petacci; era l'unica donna tra quel
      gruppo di morti. Poi ho riconosciuto il ministro Terruzzi, l'unico con la
      barba, che faceva parte della scorta e la cui moglie era qui nascosta al
      nostro Piccolo Cottolengo.  La
      Rachele Mussolini era stata qui, ospitata al Piccolo Cottolengo di
      Don Orione per una notte; non ricordo esattamente il giorno. Una notte
      sola ha qui dormito; non sapeva dove andare. L'aveva portata qui la
      Polizia, da via Fatebenefratelli. Ricordo che era assieme alla moglie
      dell'onorevole Terruzzi con due carabinieri in macchina, ma qui non si è
      fermata. La Rachele ha chiamato la superiora, che allora era Suor
      Maria Croce ; hanno parlato assieme, forse per chiedere il mezzo da
      prendere per andare a raggiungere il marito. Ne ricordo bene anche la
      fisionomia.  Dopo
      poche ore dal terribile scempio di Pazzale Loreto, Don Pollarolo tenne un
      vibrante discorso dai microfoni di “Radio Milano Libera”. Salutò con
      commozione i compagni della Resistenza esaltando l'epopea della
      resistenza sui monti e avvertì: “ il Cappellano che ha sentito sulla
      nuca il freddo della rivoltella tedesca ed ha avuto dinanzi il plotone di
      esecuzione si raccomanda al popolo perché non compia vendette private, né
      si abbandoni a furori scomposti degni di ogni riprovazione”. E invitò:
      “ Lasciate che questo povero Cappellano, cresciuto alla scuola di Don
      Orione, l'Apostolo della Carità, vi dia la parola d'ordine per la
      ricostruzione: collaborare tutti in uno sforzo intelligente, onesto e
      libero per tradurre in legge l'amore predicato da nostro Signore Gesù
      Cristo!» .  Flavio
      Peloso    N
      O T E _________________________________  1.
      Concetta Giallongo, Don Giuseppe Pollarolo un prete di frontiera, “Messaggi
      di Don Orione”, 33(2001) n.106, pp.57-78. Don Giuseppe Pollarolo nacque a
      Pozzolo Formigaro (Alessandria), il 31 agosto 1907. Il 7 dicembre 1919 fu
      accolto nella Casa madre di Tortona. A Villa Moffa di Bra (Cuneo) il 25
      agosto del 1920, fece la vestizione e il 15 agosto 1926, emise i primi
      voti. Frequentò la Teologia al Seminario Laterano di Roma e il 26 giugno
      del 1930 fu ordinato sacerdote. Condivise con Don Luigi Orione, il
      Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, i “tempi eroici”
      della giovanissima Congregazione, segnati dalla povertà e dal lavoro
      assiduo, dall'intraprendenza caritativa a tutto campo.  2.
      Colloquio con Don Flavio Peloso, registrato il 14 gennaio 2001, a Milano.
      Don Ignazio Cavarretta è nato a Cagliari il 28.8.1912, professo nella
      congregazione di Don Orione il 5.10.1930, sacerdote il 21.7.1940. E'
      morto a Milano il 30 dicembre 2011. |