Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

 

                   P (95)

1.      Pace Antonio

2.      Pachielat Gioachino

3.      Pagella Teresio

4.      Pagliaro Antonio

5.      Paliasso Pierluigi

6.      Palmas Salvatore

7.      Panara Guglielmo

8.      Pancheri Attilio

9.      Pandiani Giuseppe

10.  Pangrazi Luigi

11.  Pankiewicz Dominik

12.  Pannori Mario

13.  Pantezzi Zenone

14.  Paragnin Narciso Giuseppe

15.  Paris Luigi

16.  Parodi Natale

17.  Parodi Pietro

18.  Parodi Silvio

19.  Parola Pietro

20.  Pascotto Antonio

21.  Pasinato Angelo

22.  Pasinato Gino

23.  Pasquali Elvino

24.  Pasquinelli Genefrido

25.  Passera Franco

26.  Patricola Ignazio

27.  Pattarello Giovanni Valdastico

28.  Pavesi Ambrogio

29.  Pawlik Waclaw

30.  Pedrini Cesare

31.  Pedron Adolfo

32.  Pedzik Wadyslaw

33.  Pelizza Giulio

34.  Pelizza Guerrino

35.  Pellacini Luigi Dante

36.  Pellanda Antonio

37.  Pellanda Pietro

38.  Pellizzari Angelo Salvatore

39.  Pellizzer Sebastiano

40.  Penalver Timoteo

41.  Penas Gioacchino

42.  Pensa Carlo

43.  Perciballi Arcangelo

44.  Perduca Arturo

45.  Pereira Dos Santos Luiz A.

46.  Perlo Clemente

47.  Perlo Pietro

48.  Peron Giuseppe

49.  Pesce Maineri Luciano

50.  Petrelli Giuseppe Guerrino

51.  Petruccelli Antonio

52.  Pezzarini Oscar Alcides

53.  Piacente Ottavio

54.  Piazza Giovanni Battista

55.  Picca Francesco

56.  Piccardo Attilio

57.  Piccardo Luigi

58.  Piccinetti Alceo

59.  Piccini Bruno

60.  Piccinini Gaetano

61.  Piccinini Rodolfo

62.  Piccioni Salvatore

63.  Piccoli Luigi

64.  Pieri Antonio

65.  Pietrarelli Ezio

66.  Pietruszka Stanislaw

67.  Pilatowicz Kazimierz

68.  Pilotto Antonio

69.  Pintado Olgis

70.  Pirani Giovanni

71.  Pirazzini Antonio

72.  Pisano Cesare (Frate Ave Maria)

73.  Pitto Francesco

74.  Pizzato Domenico

75.  Pizzelli Giovanni

76.  Plutino Sebastiano

77.  Pokladek Kazimierz

78.  Poletti Pasquale

79.  Poli Genesio

80.  Pollarolo Giuseppe

81.  Pompermayer Alberto

82.  Ponzano Mario

83.  Porcile Gugliemo

84.  Porfiri Giovanni

85.  Porro Giovanni

86.  Porta Gabriele

87.  Pose Alberto

88.  Prochot Josef

89.  Prochot Stanislao

90.  Prosia Francesco

91.  Prosperi Porta Salvatore

92.  Pszczolka Josef

93.  Punta Giuseppe

94.  Puppin Carlo Luigi

95.  Putorti Carmelo

 

 

                 Sac. Carlo Pensa

tumulato nella Cripta del Santuario della Madonna della Guardia a Tortona

 

Sac. PENSA Carlo Mario, secondo successore del Padre Fondatore San Luigi Orione, da Scaldasole (Pavia), morto a Roma il 5 ottobre 1962, a 76 anni di età, 57 di Professione e 49 di Sacerdozio.

 

Carlo Pensa incontrò Don Orione e, nel 1904, divenne Eremita della Divina Provvidenza col nome di Fra Pio. Successivamente, fu indirizzato al sacerdozio da Don Orione stesso. Il cammino della santità, per Don Pensa, passò attraverso la devota imitazione del Padre fondatore, resa più amabile per il fascino del modello.

 

Don Orione lo ebbe in grande stima descrivendolo così: “In lui, umiltà di spirito, pietà sentita e prudenza di governo; dottrina cattolica soda e sicura; attaccamento al Papa e ai Vescovi, alla santa Romana Chiesa senza limite – senza di cui non si è Figli della Divina Provvidenza ; devozione tenerissima alla Santissima Vergine, proprio da figlio; vita esemplare, mortificazione e sacrificio di vita; fedeltà e amore grande alla Congregazione”.

Fu superiore degli Istituti del Veneto, vicario generale della Congregazione, e poi, dal 1946 al 1962, superiore generale. In grande stima presso Papa Giovanni XXIII e da lui invitato a partecipare al Concilio Vaticano II, Don Pensa fu improvvisamente chiamato a chiudere la sua giornata terrena, dopo un incidente d’auto. Offrì la sua vita per il Papa e per il Concilio Ecumenico adorando la volontà di Dio con le sue ultime preghiere: Domine non sum dignus… Adoro Te devote.

È considerato uno dei Padri della Congregazione. Come ebbe a dire di lui, Don Orione, “sarà lampada ardente che illuminerà i passi dei nostri giovani e di molti altri”

 

Annuncio della morte

Il suo testamento spirituale

Il cordoglio e la Benedizione del Santo Padre

tumulazione nel Santuario della Madonna della Guardia a Tortona

  

Dopo il piissimo, edificante, tramonto

del  nostro caro  Padre Don Carlo Pensa

 Tortona, 11 Ottobre 1962  Festa della « Mater Dei »

 

Carissimi Confratelli,

 la pace del Signore sia sempre con noi!

Immobile sulla barella di un'autoambulanza e respirando tanto faticosamente, una settimana fa, come oggi, il compianto nostro Padre Don Pensa ritornava verso Roma, rifacendo la strada che aveva percorso in serenità e letizia nel primo pomeriggio della Domenica 30 Settembre stringendo fra le mani la pagella di un orfanello, tanto bisognoso, la cui causa egli stesso andava a perorare presso il direttore del nostro istituto Sacro Cuore di Anzio nella speranza che una porta si aprisse anche per quel povero ragazzo che nessuno voleva...

 

L'offerta che il Papa ha accettato.

Era il giorno di San Francesco. Il Santo Padre compiva il suo pellegrinaggio a Loreto e ad Assisi, e tutti i cuori erano con Lui, in preghiera, in festosa e fiduciosa speranza. Anche il venerato Don Pensa — quando aveva appreso la straordinaria notizia — ne avevo esultato, e seguiva con trasporto le tappe del Sommo Pontefice, pregando e pregando, pur nelle condizioni che s'erano fatte ancora più sofferte a causa delle complicazioni polmonari e della febbre che andava salendo.

Fu nella cameretta del Policlinico — dove era stato accolto di urgenza accanto ad altri due infermi, e col cuore sempre rivolto al Papa — che venne l'ispirazione di suggerirgli: «Signor Direttore... e se chiedessimo una bella benedizione al Santo Padre come nel Dicembre del 1958?». (Oh, quel primo Natale di Sua Santità Giovanni XXIII, con la visita ai malati degli ospedali che doveva commuovere tutto il mondo! Anche Don Pensa era in gravi condizioni: il Papa lo aveva saputo, aveva fatto telefonare due volte nel pomeriggio di Natale, gli aveva mandato di sua iniziativa una fotografia con autografo e una benedizione specialissima che segnò l'inizio di una guarigione davvero prodigiosa...)-

—  Oh, sì — rispose Don Pensa — come allora...

—  E dobbiamo dire al Santo Padre, in quest'ora, che Lei offre le sue sofferenze, la sua vita per Lui e per il Concilio Ecumenico?

—  Proprio, con tutto il cuore...

Il venerdì mattina, 5 Ottobre, dopo una notte tanto lunga e tribolata, con quel respiro che a volte pareva un rantolo e a volte cessava del tutto, spaventandoci ancora di più, ripetè la sua offerta generosa. Si fece leggere due volte il Telegramma con cui il Papa, mandando una paterna Benedizione, esprimeva la sua gratitudine per l'offerta delle sofferenze e della vita per il Concilio, e ripetè: « Sì, anche la vita, anche la vita! ».

 

Parole e respiri... fatti preghiera

Oh, la Santa Comunione di quel primo Venerdì del mese! L'aveva attesa con tanto desiderio e quasi con impazienza, quando il Sacerdote tardava, ma la cappella era un po' lontana e occorse più tempo che all'Ospedale di Nettuno dove pure, ogni giorno, aveva chiesto e ricevuto il Signore con sentimenti così edificanti di umiltà, di fede e di pietà!

Si sforzò ancora una volta di rispondere alle preghiere. Disse ad alta voce il « Domine, non sum dignus » poi si raccolse in adorazione.

Si riscosse per ripetere, riconoscente, l'Orazione a Gesù Crocifisso che gli veniva suggerita adagio adagio, l'Invocazione a Gesù, l'Adoro Te, devote... e poi fu tutta una preghiera, quell'ultima sua giornata. Era il Gloria Patri, l'Ave Maria, il Te Deum, che recitava con tutta l'anima, mentre a noi veniva da piangere nel contemplarlo come crocifisso sul suo letto di dolore, ferito ad ambedue le braccia dagli aghi delle endovenose ed ipodermoclisi che si susseguivano continuamente.

Erano, soprattutto, le preghiere della Santa Messa: il salmo 42, il Credo, l'ultimo Vangelo di San Giovanni... Gli raccomandavamo di non affaticarsi, di non parlare. « Non parlo — rispondeva — prego...» Recitiamo noi. Signor Direttore, il Rosario, le Litanie: lei segua solo col pensiero, così non si stanca troppo». Egli provava a seguire in silenzio: ma poi sembrava come irresistibile il bisogno di unire anche la sua voce, e quando proprio gli riusciva troppo faticoso il parlare, la respirazione diventava quasi un lamento, ma era ancora preghiera: Ave... Ave... Ave...

 

Per i ragazzi che nessuno vuole...

Poi, quelle che dovevano essere le estreme sue esortazioni: « Oh, questi poveri ragazzi che bagnano il letto! Nessuno li vuole più... e noi dovremmo aprire altri istituti proprio per loro... La Chiesa è per i poveri! ».

«Signor Direttore — venne spontaneo ricordargli, perché ne avesse qualche conforto — lei sa che qualche nostro direttore ha cura particolarissima di questi ragazzi, e dorme proprio vicino a loro per svegliarli nel corso della notte...». - «Sono tanto contento» — rispose.

A Don Parodi e a Don Ghiglione, in partenza per Bologna dove l'indomani, sabato 6 Ottobre, Sua Eminenza il Card. Lercaro avrebbe benedetto la prima pietra della nuova Chiesa di San Giuseppe Cottolengo e inaugurato la Casa del Giovane Lavoratore: «La Parrocchia di San Giuseppe Cottolengo sia la parrocchia della carità, e la Casa del Giovane Lavoratore accolga i giovani più bisognosi ».

 

Sollecitudini e premure per tutti.

Alla Superiore Generale delle nostre Suore, Madre Maria Voluntas Dei, accorsa da Tortona con altre Consorelle: «Camminiamo nella umilia e nella povertà: stiamo uniti nella carità del Signore, un cuor solo e un'anima sola... un cuor solo e un'anima sola... ».

Ai suoi fratelli Arnaldo, Emilio e Carlo arrivati da Pavia, un ricordo per tutti e un saluto per i Familiari lontani, nominati a uno a uno, senza dimenticare neppure i bambini più piccoli e la buona zia Marietta, che aveva assistito con tanto amore la sua santa mamma. E sollecitudini, premure per tutti. Per il Card. Lercaro, espresse il desiderio che si formulasse un telegramma di devoto omaggio e di riconoscenza, mentre si sarebbe recato alla nostra Casa di Bologna. Per i fratelli, chiese ripetutamente se c'era una macchina che potesse accompagnarli; per il Padre Tobia, che domenica 7 Ottobre avrebbe compiuto 89 anni, insistette perché lo invitassimo a pranzo. Rivolgendosi a quanti lo assistevano, mormorava spesso: «Quanto disturbo, vi do: abbiate pazienza». E al Dott. Corazza, cui era riconoscentissimo e considerava un po' come un figliuolo: «Grazie, dottore, grazie di tutto quello che fa per me ».

Ai Confratelli che numerosi si succedevano per visitarlo, giungendo anche di lontano: «Vi ringrazio... pregate per me».

 

Desiderio di confessione e di penitenza

Verso sera le condizioni erano stazionarie. Quando tornò il venerando Padre Tobia, Redentorista (nonostante i suoi 89 anni, era venuto da S. Maria Maggiore coi tram per rivedere Don Pensa, di cui era confessore, confidente da tanti anni, e che aveva riabbracciato e confessato già la sera precedente), abbiamo assistito alla scena più commovente ed edificante. Don Pensa chiese ancora di confessarsi, e disse davanti a tutti: «Desidero fare la mia confessione pubblica: Sono un povero peccatore, sono un povero miserabile..». — Ci ritirammo. Poco dopo anche P. Tobia usciva con gli occhi gonfi. Don Pensa era assorto. Riscuotendosi, pregò di domandare al Confessore la penitenza, perché non ricordava più. Padre Tobia rientrò. «Caro Don Pensa, dica con me tre volte: Gesù mio, misericordia. Ti voglio tanto bene ».

Scandì, curvato sull'infermo, parola per parola, mentre D.Pensa rispondeva piissimamente, fissandolo con gli occhi; poi un altro abbraccio, e scappò via di corsa per nascondere le lacrime.

 

Trepidazioni alternate a speranze.

Dalle 21 alle 22 Don Pensa sempre presente e delicatissimo — apparve un po' più sollevato: il colorito del volto era meno acceso e la temperatura accennava a diminuire. La speranza si faceva più viva negli animi, pur fra le alternative che ci avevano fatto tanto trepidare, e da giorni ormai...

Fra le 22 e le 22,30 il Dott. Corazza che gli era sempre vicino con le cure e l'ansia di un figliuolo affezionatissimo e devotissimo, senza più pensare né a cibo né a riposo lo visitò ancora una volta. L'organismo resisteva bene. Circolo, pressione, frequenza: tutto era normale. Si poteva dire, anzi, che si profilava un lieve miglioramento.

Per desiderio ripetutamente espresso dal caro infermo venne spenta la luce e si vegliava in preghiera accanto a lui. Tornava il solito respiro affannoso delle altre notti, e pareva anche più aspro e impressionante.

 

Al chiudersi del  1° venerdì di ottobre.

Sopraggiunsero altri Confratelli a chiedere notizie. Quanti ne erano venuti, durante tutto il giorno, a recare una parola di conforto, a promettere preghiere! Per non disturbare Don Pensa, non si accese la luce. Stavano ritirandosi dalla cameretta, pochi minuti prima delle 23, quando all'improvviso Don Pensa fu scosso da un grande singhiozzo, alto e lamentoso. Parve il grido di Gesù sulla croce. Poi, un altro ancora, impressionantissimo, e gli occhi si spalancarono quasi spenti... Un collasso cardiaco fulmineo stroncava, così, il nostro Padre.   Il tempo appena per segnare la fronte con l'Olio Santo (per ispirazione della Madonna lo si era fatto prelevare poche ore prima alla nostra Parrocchia di Ognissanti, nel timore di altre complicazioni!) e suggerire le ultime giaculatorie: Gesù mio, misericordia... Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia... O Gesù d'amore acceso... Gesù, Gesù, Gesù...

Il Sacro Cuore di Gesù — sul chiudersi del primo Venerdì del mese, giornata in cui al carissimo nostro Padre era tornato più volte insistente il pensiero della riparazione — accettava la generosa sua offerta e la Madonna gli scendeva incontro proprio all'inizio del primo sabato per portarlo subito in cielo come tanto aveva pregato e sperato, pieno di fiducia nella devozione alla Vergine del Carmine: Appena qualche settimana innanzi aveva fatto provvedere gli ultimi due abitini. " Uno lo conserverete — aveva detto — e me lo metterete dopo la mia morte...».

Il Signore, misericordiosissimo sempre, ha voluto risparmiargli così l'angoscia di una agonia il cui pensiero tanto lo atterriva nella grave infermità del dicembre 1958 (Da allora, aveva incominciato a recitare, ogni sera, prima di mettersi a riposo, la lunga preghiera della «buona morte» anche per vincere la grande ripugnanza, già sofferta, per noi, da Gesù nell'orto degli ulivi).

Noi non sappiamo. Questo sappiamo, che il nostro Padre si è spento dopo aver consumato il suo eroico olocausto per il Papa e per il Concilio, al termine di una giornata splendente di preghiera, di umiltà, di carità, e coronando la sua santa esistenza col prezioso testamento di un così grande amore alla Chiesa, al Papa e ai più. poveri che lo ha sospinto — nel solco e sull'esempio di Don Orione — fino a dare per essi anche la propria vita.

 

Avevamo tanto sperato e pregato!

Voi saprete intuire, o carissimi, che cosa è passato, nell'animo di tutti noi che eravamo accanto a Don Pensa, in questa così grande prova e già nelle ore e giorni che seguirono all'incidente occorso al nostro amatissimo Padre sulla strada di Anzio...

Avevamo tanto sperato e pregato per una ripresa che concedesse a Lui ed ai fratelli e amici lontani la gioia di un altro incontro — nell'anno della sua Messa d'Oro — in Brasile, per il 50° della nostra Congregazione in quelle terre benedette, ed in Argentina, in Uruguay, nel Cile, negli Stati Uniti, giacché si era fatta quasi sicura la certezza di un suo ritorno — anche nella missione del Goyas, che aveva sempre in cima al cuore — essendo la salute ormai miracolosamente rifiorita...

E ci pareva che la Madonna, tanto implorata, avrebbe ancora una volta ottenuto la grazia, anche per concedere all'amatissimo D. Pensa la gioia di partecipare al Concilio Ecumenico, dal momento che S.S. Giovanni XXIII, con un gesto di stima e bontà veramente insigne, lo aveva invitato come «Padre», e con diritto di voto deliberativo. Oh, la sera del giorno di San Francesco, quando Don Pensa apprese la grande notizia e non finiva di contemplare, con gli occhi che tremavano dallo stupore e dalla gratitudine, la lettera che gli recava l'altissimo privilegio, confermandogli una volta ancora la speciale benevolenza di Papa Giovanni il Buono!

Nei misteriosi disegni della sua Provvidenza, il Signore ha disposto diversamente e a noi non rimane che volere e amare quello che Iddio ha voluto, implorando dalla Vergine Santissima la sua materna assistenza, il suo conforto.

 

La veglia, le visite, i messaggi...

Abbiamo vegliato la cara salma, alla Casa Generalizia, nella camera ardente che ha visto nelle giornate di sabato 6 Ottobre e domenica 7 un continuo sostare e succedersi di Confratelli, di buone Suore, Alunni, Ex Alunni, Amici, Poverelli ed anche di Eminentissimi Cardinali, di Ecc.mi Arcivescovi, Vescovi e personalità di ogni ordine, mentre messaggi arrivavano da ogni parte del mondo recando il dolore, l'affetto, i suffragi di figliuoli spirituali, di Ecc.mi Ordinari, e di benefattori e beneficati vicini e lontani. Quanto conforto, in ore di tanta mestizia, per la visita degli Em.mi Card. G.Luigi Capello, Cancelliere di S. Romana Chiesa, e Card. Antonio Caggiano, Arcivescovo di Buenos Ayres, che sostando per primi in preghiera accanto alla salma benedetta, hanno inteso recare anche il pio omaggio di tutta l'Argentina; per la S. Messa celebrata, mentre veniva chiusa la bara, da S.E. Mons. Daniel Tavares Baeta Neves, Vescovo di Januaria (Minas Gerais), che espresse il suffragio riconoscente del Brasile; per l'arrivo provvidenziale del caro nostro Don Stefano Batory, Vicario della Provincia Polacca, che con S. E. Mons. Antonio Pawlowski, Vescovo di Wladislavia, portò accanto al Padre amatissimo il pensiero affettuoso e fedele di tutti i fratelli della Polonia!

 

I funerali a Roma, Genova e Tortona.

Il lunedì 8 Ottobre, i funerali ad Ognissanti presenti sette Ecc.mi Vescovi, con la S. Messa del caro nostro Mons. Chizzini e le esequie officiate da S. Ern.za il Card. Bocci. Poi la salma benedetta venne trasportata a Tortona, sostando al Piccolo Cottolengo di Genova nella notte sul martedì, per la veglia e i suffragi dei Confratelli, delle Suore, degli Amici e dei Poveri delle varie Case.

Il giorno 9, un'altra commovente dimostrazione di affetto al Santuario della Madonna della Guardia in Tortona. Nel pomeriggio, la provvisoria tumulazione al cimitero, dopo che tutti i nostri e i tanti alunni, benefattori accorsi da tutta l'Italia settentrionale avevano potuto contemplare ancora una volta, attraverso il cristallo, il volto del Padre amatissimo che conservava anche nella morte la abituale sua serenità e la sua pace.

Non appena saranno compiute le pratiche necessarie, riposeremo la bara del nostro Padre, con quella del caro Canonico Perduca nel Santuario, ai piedi della Madonna, e così lo potremo ritrovare sempre coi nostri santi di famiglia, ad ogni visita in cripta, per nostro conforto e nostra guida.

 

Precede con l'insegnamento e l'esempio.

Intanto torna a farsi sentire, più viva che mai, la sua voce, sempre così calda e capace di toccare i cuori, e con una autorità, una forza nuove, ora che la esortazione è stata sigillata con l'offerta della vita per il Papa e per la carità. Era forse necessario che il nostro Padre si immolasse perché tutti comprendessimo fino in fondo l'accorato suo appello del 31 Maggio scorso per il nostro dono al Santo Padre nella imminenza del Concilio Ecumenico? Proprio il nostro caro Don Pensa ci ha sempre insegnato — con l'esempio, anzitutto — che tutto, sempre, è secondo un piano di misericordia da parte della Divina Provvidenza, e di questa misericordia noi siamo stati l'oggetto. Forse, l'amatissimo nostro Padre, nell'invitarci ad un generoso rinnovamento della nostra vita sacerdotale e religiosa per un efficace contributo al Concilio, aveva inteso di aver fatto ancora poco. E giunse così, alla massima espressione dell'amore — per il Papa e per noi — donando anche la vita. Ha inteso precederci tutti, insegnandoci come si ama veramente il Papa, come si ama veramente la propria Congregazione e se ne vive lo spirito in tutta fedeltà.

A noi, meditare e considerare, nel dolore di questa ora, che è di indicibile sofferenza e deve essere anche, e soprattutto, di speranza.

Don Pensa ci è andato innanzi proprio perché ci ha voluto sempre tanto bene. Ora ci aiuterà, con Don Orione, con Don Sterpi, Don Goggi, Don Gil, il Fr. Antonio e tutti i Fratelli migliori che sono in Dio, propiziandoci la forza di seguirlo nella fedeltà allo spirito della Congregazione con sempre più grande amore.

 

Alcune raccomandazioni a tutti.

Vorrei dirvi, o carissimi, tante altre cose ma vedete come sono già stato lungo. Vi farò soltanto, anche a nome dei carissimi Consiglieri D. Piccardo, D. Parodi e D. Dutto, qualche raccomandazione.

1)  Perché possiamo sentire il venerato nostro Padre Don Pensa sempre più vicino, per tutta la durata del Concilio rileggeremo una volta al mese — possibilmente nel giorno 5 che ricorda la sua santa morte — l'Esortazione  del  31  maggio,  lasciando  che  ciascuno  la mediti privatamente, per conto suo, in occasione del Ritiro mensile;

2)  Allo stesso scopo, faremo in questi mesi la lettura Spirituale sui preziosi opuscoli che il nostro Padre è andato mettendo insieme in questi anni per aiutarci a capire sempre più e a vivere lo spirito della nostra Congregazione;

3)  Oltre ai suffragi prescritti a norma delle Costituzioni (artic. 217), nelle preghiere di comunità del mattino e della sera, uniremo anche il nome di Don Pensa al Pater Noster che già si recita per Don Orione e per Don Sterpi e così aggiungeremo — fino al Capitolo Generale — il Requiem aeternam nella recita quotidiana del Rosario;

4)  Un altro bell'omaggio alla memoria del caro Don Pensa sarà la fedeltà nel recitare la  «Preghiera per essere fedeli e sottomessi al Papa» — prescritta ogni giorno nelle case di formazione e per tutti. i religiosi ogni domenica e festa.

 

Senso di preghiera e di responsabilità.

Con ulteriore comunicazione verrà data notizia dell'epoca in cui si celebrerà il Capitolo Generale, secondo quanto prescrivono le nostre Costituzioni. Per ora, tutti i Confratelli sono invitati a innalzare speciali preghiere e ad offrire sacrifici per ottenere la grazia di una particolarissima assistenza della Madonna, Mater Dei et Mater Divinae Providentiae, sull'amata nostra famiglia religiosa, mentre sarà impegno generoso di ciascuno l'impetrare tale aiuto, soprattutto con una vera gara nella carità fraterna, sforzandoci di essere sempre più un cuore solo e un'anima sola, come ci hanno tanto e tanto inculcato sempre Don Orione, Don Sterpi e Don Pensa.

Sentiamo, in questa grande ora — mentre si apre il Concilio Ecumenico Vaticano II — tutta la nostra responsabilità e nella memoria benedetta del nostro caro Padre Don Pensa, corrispondiamo davvero alla fiducia che il Papa ha riposto nell'umile nostra famiglia.

Solo così il sacrificio di Don Pensa non sarà stato inutile e la Congregazione consolerà il cuore del Papa col suo sempre più generoso servizio per la Chiesa e per i poveri.

La Santa Madonna ci sostenga, ci renda degni di quest'ora, che è, sì, di lutto, ma anche di grazia, nella carità del Signore.

Vi abbraccio e conforto tutti nei nostri Servi di Dio — con un pensiero particolarmente affettuoso per i più lontani ed un riconoscente ricordo che vorrete estendere anche ai Novizi, agli Aspiranti, agli Amici, agli Ex Allievi ed Allievi e Assistiti di ogni Casa — mentre confido nelle preghiere di tutti e di ciascuno per me, per i carissimi Confratelli del Consiglio e della Casa Generalizia.

Vostro aff.mo in Gesù Cristo e in Maria SS.ma

Sac. Giuseppe Zambarbieri, F.D.P.

 

P. S. - Grazie ancora a tutti, o carissimi, per la vostra così generosa partecipazione ai funerali, e grazie di quanto farete nelle vostre Case, soprattutto nel Trigesimo, per onorare la memoria del nostro caro Padre. Vogliate estendere i sentimenti di gratitudine anche agli Amici, agli alunni, agli assistiti e a quanti si sono uniti a voi. Ho scritto in fretta e con una certa ansia quello che il cuore andava suggerendo. Avrò certo commesso dimenticanze, ma voi saprete scusare e compatire nella vostra bontà.

 

 

TESTO   DEL   «ROGITO»

 

II Sacerdote CABLO MARIO PENSA nacque a Scaldasele (Pavia) il 20 luglio 1886, da Giovanni e Savini Maria.   Diciassettenne, colpito dalla lettura dell'APPARECCHIO ALLA MORTE di Sant'Alfonso de' Liguori, decise di darsi tutto a Dio nella Congregazione di Don Orione, più volte ascoltato nella predicazione e ammirato per la santità della vita. Optò subito per la famiglia religiosa degli Eremiti della Divina Provvidenza, dedicandosi generosamente alle mansioni più umili, il 20 marzo 1904 ricevette l'abito eremitico presenti, con Don Orione, il Segretario di Stato Servo di Dio Cardinale Merry del Val ed altri dignitari — assumendo, per volontà del Fondatore, ed in omaggio al grande Pontefice allora regnante, il nome di Fra Pio. L'otto dicembre successivo emise nelle mani di Don Orione la prima Professione. Dal 1906 al 1909 compì i doveri di leva a Ferrara e Udine congedato, dopo una notte di preghiera a Monte Berico, riprese il proprio posto in Congregazione. Fu a Lonigo e a Tortona, ove indossò la sacra divisa clericale, avendo deciso il Fondatore, per la esemplare sua pietà e viva intelligenza, di avviarlo al Sacerdozio, frequentò gli studi all'Università Gregoriana e ricevette il Presbiterato in Alessandria il 15 febbraio 1913, l'anno successivo pronunciò la Professione perpetua.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, nominato Cappellano militare, si prodigò con sacrificio e carità al fronte e nell'ospedale di riserva di Cuneo, offrendo contemporaneamente filiale conforto di consiglio e collaborazione a Don Orione e a Don Sterpi, privati di molti religiosi chiamati alle armi. Nel 1918, dopo il voto popolare del Santuario di Tortona, ottenne tra i primi una singolare guarigione dalla Madonna della Guardia.

Nel 1919 fu prescelto quale Vicario di Don Sterpi a Venezia, dove l'Opera assumeva allora la direzione degli orfanotrofi San Gerolamo Emiliani e Lodovico Manin, iniziando la propria specifica attività nelle arti e mestieri per i figli del popolo, presto estesa, unitamente ad altre iniziative, a Padova, Mestre, Campocroce di Mirano. Nello stesso anno Don Pensa veniva eletto membro del primo Consiglio della Congregazione. Nel luglio 1921 emetteva il quarto Voto nelle mani del Cardinale La Fontaine.

Ritiratosi Don Sterpi per salute a Tortona (1927), egli rimase a Venezia anche con mansioni di Ispettore degli Istituti del Veneto, inculcando le finalità proprie dell'Opera nei Congregati, dando impulso sempre più efficiente alle scuole professionali, incoraggiato dal compiacimento e dai suggerimenti del santo Patriarca. Nei mesi di ottobre e novembre 1934, compiva, quale delegato del Fondatore, la Visita Canonica alle Case della Polonia.

Passato al Signore Don Orione, il suo primo Successore lo volle accanto a sé Vicario Generale. Allorché questi cedette alle fatiche e agli affanni di guerra (maggio 1944), Don Pensa ebbe affidate, per designazione del Visitatore Apostolico Padre Caronti, le responsabilità di Direttore Generale, nelle quali venne confermato dal Capitolo Generale del settembre 1946, e riconfermato nel 1952 e 1958. L'unanime, ripetuta sua elezione al governo della Piccola Opera era indice di considerazione e stima per le sue virtù personali e per la intensa partecipazione del suo pensiero e della sua saggezza direttiva agli intendimenti e agli esempi di Don Orione e di Don Sterpi.

Conservare intatte le idealità del Fondatore e tradurle in una profonda, convinta formazione spirituale da parte dei membri della Congregazione e nella molteplicità di iniziative che attingessero alla carità di Cristo, secondo le più attuali ed aperte esigenze dei tempi, fu la direttiva  alla  quale il  venerato  Padre  si  mantenne  strettamente  fedele.  Il dopoguerra, con tutti i nuovi, più impellenti bisogni,  lo  sviluppo  delle attività della Piccola Opera oltre oceano, l'assidua presenza a conforto dei confratelli — attraverso frequenti visite agli istituti in Patria e all'estero, in Spagna, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Svizzera, dove si apersero o consolidarono nuove tende — videro Don Pensa impegnato in una diuturna sollecitudine, aureolata di larghissima paternità e di coraggioso entusiasmo. Per consolidare sempre meglio il governo della Congregazione, istituì nel 1946, in Italia, la Provincia di San Benedetto e, nelle Americhe,  quelle dell'Argentina  e  del  Brasile;   nel  1953, le  Delegazioni del Chile, dell'Uruguay e degli Stati Uniti; nel 1959, quella di Spagna; nel 1961, quella di Inghilterra e Francia. Al fine di assecondare l'anelito missionario della Congregazione, accettò dai Sacri Dicasteri la Missione del Goiàs, mirabilmente fiorita, durante un decennio di sacrifici, in un territorio molto vasto e popolato. Predilesse e sviluppò le Associazioni degli Ex Allievi e degli Amici di Don Orione.

Attuò appassionatamente, in ogni caso possibile, le direttive e le aspirazioni della Sede Apostolica; si preoccupò, nelle più svariate forme, che la Piccola Opera adempisse il suo scopo di attaccamento specialissimo alla Chiesa e al Papa, di bontà verso tutti: scopo che egli amava riassumere in una tipica espressione : «far sentire a tutti, ma specialmente ai più poveri, ai bisognosi, agli abbandonati, agli infermi, che la c'è la Provvidenza».

La sua persona — statura elevata, aspetto dolce e venerando — conciliava la più spontanea confidenza, irradiando singolare candore e amabilità. Vero Padre della Congregazione, impersonò la intensa ricerca di Dio, attraverso le opere della carità e della fede, che fu propria del Fondatore e di Don Sterpi. A loro, nel suo insegnamento e nella pratica di governo, sempre si riferì, desiderando che ne fosse introdotta — con quella dei Servi di Dio Don Gaspare Goggi, Don Riccardo Gil e Antonio Arruè — la Causa di Beatificazione e preparata una documentata biografia. A ricordare, inculcare ed illustrare il pensiero del Fondatore scrisse numerosi opuscoli, di indole ascetico - pedagogica, che di lui stesso riflettono l'ardente, serena spiritualità, l'amore al sacrificio, l'umilissimo sentire, la fedeltà indefettibile alla Cattedra di Pietro.

Ebbe viscere di carità verso i Confratelli, condiscendenza  e  bontà con quanti lo avvicinavano. Accanto a lui — è testimonianza molte volte e da molti espressa — si sentiva Dio. Ad incrementare la devozione del popolo, eresse più templi, specialmente mariani: va ricordato in special modo il coraggioso adempimento del Voto di Don Orione, con la torre monumentale del Santuario di Tortona, sormontata dalla grande statua della Madonna.

Subito dopo la rielezione del 26 luglio 1958, disturbi di cuore parve dovessero arrestare la fervida attività di Don Pensa; ebbe, tuttavia, una ripresa — auspicata ed invocata dallo stesso Sommo Pontefice Giovanni XXIII, che l'onorava di specialissima benevolenza, degnandosi, tra l'altro, di invitarlo, appena due giorni dalla morte, con decisione personale e gesto di alta considerazione, a partecipare al Concilio Ecumenico con diritto di voto deliberativo — : si offrì sempre più generosamente alla propria attività di Padre, di successore veramente santo di Don Orione, di erede, custode e continuatore della sua missione di carità.

Passò piamente al Signore la sera del 5 ottobre 1962, nel Policlinico Umberto I di Roma, in seguito a complicazioni sopraggiunte dopo un lieve incidente di macchina, avvenuto sulla strada di Anzio, mentre si recava a quell'orfanotrofio per un estremo atto di carità in favore di un orfanello. Immagine paterna e zelantissima del Fondatore e del suo primo Successore, Don Pensa offrì per il Concilio Ecumenico gli ultimi palpiti di una vita tutta spesa, in evangelica semplicità e bontà, al servizio della santa Chiesa nella fanciullezza più bisognosa e nei poveri più poveri, confortato da una speciale Benedizione del Santo Padre.

Di Don Pensa scrisse il Padre Fondatore, allorché lo destinò proprio rappresentante presso le Case del Veneto: «Egli è già conosciuto da voi e tenuto universalmente dai nostri in molta considerazione. Don Pensa è figlio e fratello in Cristo di mia piena fiducia, degno per molti titoli, di tutta la mia e vostra stima. So di potervi dire che non avrei potuto dare al nostro Don Sterpi un sostituto migliore, né più gradito a lui, né più accetto all'Eminentissimo Cardinale La Fontaine, Patriarca   di Venezia, nostro venerabile Padre. Don Pensa non mi ha mai dato un dispiacere in tanti anni, ma moltissime consolazioni. In lui umiltà di spirito, pietà sentita e prudenza di governo; dottrina cattolica sicura e profonda: attaccamento  senza limite devoto al Papa, ai Vescovi; un sentire interamente con la Santa Romana Chiesa; divozione tenerissima alla   Santissima Vergine proprio da figlio; vita illibata, esemplare ed intelligentemente attiva; abnegazione e sacrificio; fedeltà ed amore grande alla Congregazione, al bene dei suoi membri; conoscenza dei nostri bisogni; uso della carità più che dell'autorità. Ecco il fratello che vi do, sicuro di farvi cosa gradita, di fare il vero bene della nostra Congregazione... Egli santificherà così se stesso e voi, e sarà lampada ardente..». La Piccola Opera della Divina Provvidenza ricorda in benedizione Don Carlo Pensa e lo venera, come uno dei più eletti e benemeriti suoi figli.