Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

 

V (38)

 

1.      Vaccaro Giovanni

2.      Vacchetta Domenico

3.      Valentin Soria Angel

4.      Valentini Guerrino

5.      Valeri Umberto

6.      Vallauri Sebastiano

7.      Valle Julio Jorge

8.      Vallesi Angelo

9.      Valletta Luigi

10.  Vanoli Giovanni

11.  Vanzetto Gianni

12.  Varetto Luigi

13.  Vecchiato Vittorio

14.  Vecchio Francesco

15.  Vedovato Silvano

16.  Velo Giuseppe Luigi

17.  Veneziano Michele

18.  Veneziano Santo

19.  Venturelli Giovanni

20.  Vergari Antonio

21.  Verghelli Glicerio Bruno

22.  Viano Basilio

23.  Viconi Vittorio

24.  Viel Armando

25.  Vighi Secondo

26.  Vigo Giuseppe

27.  Villa Mario

28.  Villanova Francesco

29.  Villanueva Escobar Rafael Angel

30.  Villari Antonino

31.  Viola Dante

32.  Visgarra Mamerto Juan

33.  Visintin Carlo

34.  Viti Orlando

35.  Volpe Gennaro

36.  Volpini Ferruccio

37.  Volpini Michele

38.  Volpini Sante

 

 

 

 

Un sacerdote misericordioso e fedele,

di Achille Morabito, Don Orione Oggi, marzo 2000

Sac. Antonino VILLARI

  Da Santa Margherita Marina (Messina), passato al Signore il 14 gennaio 2000, in Savignano Irpino (Avellino), a 64 anni d’età, 44 di professione religiosa e 34 di sacerdozio.

Era nato il 22 dicembre 1935 e fu accolto il 22 novembre 1948, nel probandato romano, allora dislocato in Via della Camilluccia. Per gli studi ginnasiali passò poi a Velletri (Colle Giorgi), a Patrica, e Roma (S. Maria in Via Massimi); il 12 settembre 1954 iniziò regolarmente il noviziato a Villa Moffa, e vi professò, l’anno dopo, compiendovi anche la filosofia (1954-57), seguita dall’anno di propedeutica. Fu poi inviato a Reggio Calabria per compiervi il tirocinio di regola tra i ragazzi e come insegnante. Dopo la teologia a Tortona (1961-65), fu ordinato sacerdote il 3 luglio 1965 a Tremestieri (Messina).

Come primo impegno, dopo un biennio di assistenza tra i giovani della Camilluccia in Roma (1965-67), lavorò nel Villaggio del Fanciullo di Palermo, prima come assistente degli oratoriani, poi del semiconvitto e, nel 1972, divenne Direttore di quel complesso. Inviato a Roma, in sede provinciale come Economo, fu destinato Direttore, nel 1985, all’Istituto di Floridia (Siracusa), donde fu richiamato a Roma, nel 1991, perché eletto Direttore provinciale: incarico adempiuto con fraterna sollecitudine a bene della “Santi Apostoli”.

Nel 1997 diveniva Direttore economo della Casa assistenziale di Savignano Irpino (Avellino). In soli due anni, qui si fece apprezzare soprattutto come sacerdote e degno figlio di Don Orione. Il Vescovo, che lo conosceva da solo un anno, ha rilevato la sua disponibilità e la collaborazione con la Chiesa locale, non risparmiandosi mai per un aiuto ai parroci della zona e per qualsiasi altra richiesta di necessità pastorale.

Diagnosticato il suo male, anche nell’Ospedale di Padre Pio in San Giovanni Rotondo (Foggia), fu assistito amorevolmente dai parenti, dai confratelli e dal personale medico e paramedico, che accompagnò il suo calvario con sollecita premura e affetto grande: ricevette anche la paterna visita del suo Vescovo.

Il 26 maggio 1960 era stato ammesso al Giuramento di fedeltà al Papa, perfezionato poi con il IV Voto emesso il 17 settembre 1990 a Roma, come aveva compiuto regolarmente gli atti relativi alla povertà nell’Opera e alla professione di fede.

Alla morte dei suoi genitori, nel 1975, aveva anche presentato domanda di poter andare missionario, “disponibile – scriveva – in prima fila, avendo già affidato anni prima nelle mani di Mons. Chizzini, in visita all’Istituto Santa Maria di Roma, i paramenti e il calice, come caparra della mia volontà missionaria”.

 Carattere sereno, confidente e laborioso. Con pietà convinta e vissuta, sentì e dimostrò sempre una vocazione decisa, impegnandosi a viverla con sempre aperto entusiasmo. “Spero, con l’aiuto di Dio – si legge in una sua lettera del 1965 – di poter essere, nelle mani dei Superiori, un autentico straccio.” E lo fu nella lieta obbedienza, nel generoso sacrificio, come suddito e come superiore.

“E’ stato un servo fedele e buono – hanno scritto di lui i Superiori Maggiori – che amava tanto la Congregazione e preferiva lavorare nella concretezza e nella discrezione, con senso vivo di appartenenza alla famiglia orionina, con la volontà di servirla meglio che poteva e, poi, con l’attacamento alla vita povera, austera, più vicina allo stile della gente povera. Lascia una preziosa eredità, che può essere riassunta dall’aggettivo fedele, secondo l’immagine di S. Paolo, riferita a Gesù “misericordioso e fedele”. Sempre coerente, generoso e sensibile, diede spazio e fiducia ai nostri laici, creando con loro clima di reciproca stima e molta serenità, con gli occhi e il cuore fissi al grande esempio del nostro Fondatore, che, come la cara Congregazione, fu il sommo amore e ideale della sua vita.

Da: "Atti e comunicazioni della Curia Generalizia"