Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

  

 

A (40)

 

1.      Abalos Americo Miguel

2.      Acevedo Juan

3.      Achramiej Piotr

4.      Acquaotta Serafino fra Umile

5.      Adaglio Giuseppe

6.      Adobati Egidio

7.      Aggio Angelo

8.      Agostini Fioravante

9.      Agustin Esteban

10.  Albera Paolo

11.  Albergucci Roberto

12.  Albertazzi Dalmazio

13.  Alexandre Geraldo Pedro

14.  Alferano Carlo

15.  Alice Andrea Giuseppe

16.  Aliprandi Eugenio

17.  Allione Vincenzo

18.  Alonzo Tomas

19.  Alpeggiani Luigi

20.  Álvarez Martìnez Miguel

21.  Alves Camilo Josè

22.  Alvigini Giambattista

23.  Ambrus Juan

24.  Ancelliero Giorgio

25.  Andrada Dante Luis

26.  Andreani Pietro

27.  Andreos Mansueto

28.  Andretta Marco

29.  Andriollo Giovanni

30.  Andrysiewicz Vincenzo

31.  Antonello Fedele

32.  Antoniewicz Stanislaw

33.  Anzolin Benedetto

34.  Argenti Giuseppe

35.  Arlotti Francesco

36.  Arrue Peiro Antonio

37.  Aureli Giuseppe

38.  Azzalin Mario

39.  Azzaro Giuseppe

40.  Azzoli Paolo

 

   Aggregato Sac. Carlo ALFERANO

   da Casal Cermelli (Alessandria), morto a Genova il 5 luglio 1955, a 74 anni di età e 50 di Sacerdozio

Aveva compiuto gli studi ecclesiastici presso il Seminario Vescovile Alessandria, e vi era stato ordinato Sacerdote il 16 giugno 1905.

L'avevano poi inviato in provincia come Vice Parroco. Era tanto amante del Divino Crocifisso, che   una   volta   prese  due grossi pali, li unì, se ne fece una grossa Croce e, presala sulle spalle, scalzo, una corda al collo, la trascinò per le vie principali d'Alessandria. Cose del genere non tutti possono capirle, ed è umano che qualcuno l'avesse in conto di alquanto originale. Don Orione invece comprese. Verso il 1919 troviamo il nostro D.Carlo nella Casa dell'Opera in Reggio Calabria.

Predicò, nel '21, gli Esercizi agli Orionini raccolti a Villa Soranzo in Campocroce di Mirano, e tenne bene il confronto con l'altro, illustre, dei predicatori Mons.Cribellati. Alcune sue prediche sono restate i tradizione dell'Opera: come quella del «Consolatorc» (Gesù in Sacramento) ; quella delle « Stangate al demonio »; e soprattutto quella del «Carrettino».

Paragonò, il buon Don Carlo, la Piccola Opera della Divina Provvidenza ad uno di quei miseri carrettini coi quali la povera gente fa il trasloco al giorno di San Martino: deboli, sbilenchi, cigolanti, carichi all'inverosimile e per l'altezza del cumulo e per il peso. Ad ogni giro di ruota pencola, s'inflette, ogni minimo intoppo rischia di farlo rovesciare. Le comari scuotono il capo mormorando: «Non giungerà». Ma ogni volta che pare proprio stia per avvenire il disastro, ecco un dito, una mano provvidenziale di colui che segue da presso: si poggia sul punto giusto e miracolosamente tutto s'assesta, il pericolo è superato, e tutto procede regolarmente.

Don Orione gustò tanto quel paragone, e lo fece suo. Naturalmente in quel dito ci vedeva la Divina Provvidenza; nel carrettino l'umile sua Congregazione.

Don Orione, lo destinò alle Missioni. Don Carlo fece la prima traversata dell'Oceano con il venerato Don Zanocchi, fermandosi per trenta anni in Brasile.

Fu nominato poco dopo parroco (e primo parroco) di Nostra Signora Acheropita (non dipinta da man d'uomo) in San Paulo del Brasile.

Ai tempi della prima immigrazione italiana in quelle terre, vecchi lavoratori di Rossano Calabro avevano comperato nel rione di Besciga cinque metri quadrati di terreno, per farci un luogo dove poter pregare !

Altro terreno s'aggiunse, sorse una cappelletta di 3x6 nella quale l'immagine della Vergine Acheropita, protettrice di Rossano, guardò dolcemente i suoi devoti, e che ebbe successivi ingrandimenti.

Ce l'affidò nel 1924 Mons. Duarte, Arcivescovo di San Paolo: era in zona centrale, popolatissima. La ragione che ce la dette, fu che Don Orione ci aveva predicato e celebrato tante volte, raccogliendo attorno a sé tanti Italiani di quella grande città. Mons. Durante Leopoldo Silva, suo Sucessore ce la confermò;  e fu cura di Don Alferano d'ingrandirla, renderla decorosa  e   devota,   sino  all'attuale  forma,  decorandola  con  la   graziosa cupola  rivestita di rame, e sormontata dal   grande  crocifisso in  ferro. Fra i settantamila italiani che attorniavano quel luogo di preghiera, Don Alferano svolse la sua opera pastorale, rivolgendola con cura specialissima, ai poveri, ai lavoratori, alla gioventù.

Ci stette poco meno di trent'anni, amato, ascoltato, rispettato e venerato.

Poi le forze gli vennero meno. Tornò in Italia.

Da allora fu in alcune nostre Case d'Italia: a Castel Burio, a Sassello a Villa San Biagio di Fano; poi a Genova Bogliasco, Quezzi; e finalmente si fissò a Salita Angeli. Prestava con zelo e carità la sua opera di maestro di spirito. Si confortava nella preghiera, nel ricordo di Don Orione, cui era stato legato da tanto affetto nel Signore. Parchissimo nello scrivere (ben poche lettere ce ne restano), quando lo faceva, edificava.

Ai primi del '55 fu colpito da paresi, prima destra, poi estesa a sinistra; sopravvenute, a metà giugno, complicazioni polmonari, capì che l'ultima ora s'avvicinava, e non fece che prepararsi al gran passo.

Sin dal 19 di giugno volle gli fossero recati gli estremi conforti: il Santo Viatico, l'Estrema Unzione: li ricevette in preghiera, con grande serenità e pace. Declinò rapidamente, e passava dolcemente al Signore il 5-7-1955, circondato dai Confratelli.

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