Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

 

 

A (40)

 

1.      Abalos Americo Miguel

2.      Acevedo Juan

3.      Achramiej Piotr

4.      Acquaotta Serafino fra Umile

5.      Adaglio Giuseppe

6.      Adobati Egidio

7.      Aggio Angelo

8.      Agostini Fioravante

9.      Agustin Esteban

10.  Albera Paolo

11.  Albergucci Roberto

12.  Albertazzi Dalmazio

13.  Alexandre Geraldo Pedro

14.  Alferano Carlo

15.  Alice Andrea Giuseppe

16.  Aliprandi Eugenio

17.  Allione Vincenzo

18.  Alonzo Tomas

19.  Alpeggiani Luigi

20.  Álvarez Martìnez Miguel

21.  Alves Camilo Josè

22.  Alvigini Giambattista

23.  Ambrus Juan

24.  Ancelliero Giorgio

25.  Andrada Dante Luis

26.  Andreani Pietro

27.  Andreos Mansueto

28.  Andretta Marco

29.  Andriollo Giovanni

30.  Andrysiewicz Vincenzo

31.  Antonello Fedele

32.  Antoniewicz Stanislaw

33.  Anzolin Benedetto

34.  Argenti Giuseppe

35.  Arlotti Francesco

36.  Arrue Peiro Antonio

37.  Aureli Giuseppe

38.  Azzalin Mario

39.  Azzaro Giuseppe

40.  Azzoli Paolo

 

    Sac. STANISLAW  ANTONIEWICZ

da Dusin (Poznan - Polonia), passato al Signore in Zdunska Wola (Polonia) il 13 marzo 1997, a 86 anni di età, 58 di professione religiosa e 50 di sacerdozio.

Attendeva, con dolce pensiero di gratitudine a Dio e alla Congregazione, di poter celebrare, tra qualche mese, il 50° di sua Ordinazione  sacerdotale.  E il suo pensiero andava con tenera commozione agli anni della sua formazione, che ebbe la ventura di iniziare vivente il Padre fondatore Don Orione.

Di famiglia contadina, aveva 23 anni, quando fu accolto a Zdunska Wola, il 1° settembre 1934, da Don Biagio Marabotto, essendo nato il 7 novembre 1911.

Aveva poi ricevuto il santo abito l’8 ottobre 1937 e, mandato con altro gruppo in Italia, il 20 novembre 1938 a Tortona, dove conobbe  il nostro Beato, il venerato Don Sterpi e tutti i maggiori della Congregazione, imparando via via la lingua, facendo il noviziato a Villa Moffa (1938-39) sotto Don Cremaschi e professando la prima volta il 10 dicembre 1939.

Giudicato buono, laborioso, di buona indole e servizievole, compì regolarmente gli studi filosofici a Villa Moffa (1939-41). Fu poi seriamente ammalato di pleurite  per due anni (1941-43): tra casa e ospedali, e tra seri pericoli, ne ebbe sino al 1943, quando trascorse un anno a Villa Eremo di Varallo Sesia (Vercelli) come tirocinante e alla ricerca di una guarigione sicura. “Don Orione, nostro Padre - scriveva poi - mi ha tirato su, mentre ero già quasi nella tomba.”  Riprese a Tortona lo studio della teologia, iniziato a Rosano nel 1941, frequentando, per le lezioni, il Seminario diocesano. Professò in perpetuo, a Rosano, il 1° aprile 1945, e ricevette il Presbiterato in Tortona, il 29 giugno 1947.

Nel 1947, di ritorno da una visita alla sua terra, avrebbe desiderato andare negli Stati Uniti, tra gli immigrati polacchi, ma, per ragioni burocratiche, non poté, e venne destinato Cappellano  sul Monte Soratte a Sant’Oreste  (Roma),  assistente degli Eremiti della Divina Provvidenza.  Passò poi al santuario della Consolata in Messina con l’annesso Istituto, come cappellano (1948-50) ed economo (1950-55), ancora economo a Pescara (1955-57), a Terracina (57-58), e poi aiutante nell’Eremo San Corrado in Noto (Sicilia).

Nel 1960 fa domanda ai Superiori di recarsi in Polonia, tra i suoi compatrioti, mentre viene invitato in Australia dal nostro Don Michalski, quale aiuto nel ministero sacerdotale in favore di polacchi e italiani.

Il 7 marzo 1962 è in Australia, a fianco di Don Michalski, nella città di Strethfield, presso i Fratelli Cristiani d’Irlanda, fondati dal Card. Hlond per l’assistenza agli immigrati: qui faranno le pratiche necessarie per essere accolti nella Archidiocesi di Sydney, a Penrith e a Kingswood.

“Non sono un missionario, qui - scriveva nell’aprile 1964 -, ma uno che cerca d’annaffiare e sostenere la pianta della fede tra gente spaesata, e quindi sfiduciata ed esposta a tanti pericoli. Innestati alla Divina Provvidenza  e trattenendoli da ogni cosa sconsiderata: ecco la nostra missione: il vuoto del cuore umano soltanto Dio può riempirlo”. Queste parole sono come il programma sacerdotale di fede e di lavoro, al quale il caro confratello sempre si attenne fedelmente, per tanti anni, sino al 1995, quando l’età e il bisogno di riposo lo riportarono alla gioia  della vita comunitaria con i suoi compatrioti,  in lieta partecipazione agli ideali santi di Don Orione.

dagli "Atti e Comunicazioni della Curia Generalizia" gennaio aprile 1997